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Faggio, noce, mogano, ebano e palissandro. Queste le colorazioni principali.
Il faggio rosso, dalla fibra compatta e omogenea, il legno ideale per la curvatura. Il suo colore chiaro e con poche venature, la base migliore per imitare i legni più pregiati.
Lo strumento? Le nuove tinte all’anilina messe a punto dalla emergente industria chimica, applicabili per immersione e dalle mille possibilità cromatiche. Lucidabili a gommalacca ma bellissime anche finite a cera.
Colori a catalogo e, con opportuno sovrapprezzo, colori su richiesta o addirittura personalizzati.
Al cliente scegliere. Cataloghi e pubblicità illustrano le possibilità. Esigenze, gusto e moda ne orientano le scelte.
I colori della tradizione
Sia nei primi poster-catalogo che nei fascicoli più completi dei periodi successivi, tra misure, consigli e garanzie, compare la nota relativa alle possibilità di colore.
Costruendo quasi esclusivamente mobili da seduta, per entrare in tutte le case, occorre strategicamente offrire uno spettro di soluzioni cromatiche il più ampio possibile. Le sedie devono dunque riprendere i “colori” di tavolo, credenze e armadi ovvero di tutto ciò che arreda le stanze “’800” di cui il cliente già dispone.
Questa scelta così personale, abbinata all’individuazione del modello più appropriato, risulta dal punto di vista psicologico fortemente persuasiva. Il cliente trova le sedie giuste del colore che cerca. Perfette. Sono sue.
(a sin) faggio naturale – (a dx) tinta noce
(a sin) tinta mogano – (a dx) tinta palissandro
I colori della moda
Ma a fine ‘800 nuovi fattori influenzano le mode che presto, talvolta, diventano stili. Tra i più influenti, sicuramente due fattori strettamente connessi a nuove scoperte e a viaggi in paesi lontani:
⊗ le antiche civiltà: sono questi gli anni delle grandi campagne di scavo in Egitto e in Grecia che portano alla luce arredi e suppellettili nuovi e affascinanti, giocati sul contrasto tra i colori più sgargianti e il nero
⊗ il fascino dell’Oriente: è del 1883 il primo viaggio dell’Orient Express che collega Parigi a Costantinopoli, mostrando a un pubblico sempre più ampio e alla moda le lacche tipiche dei mobili orientali. La più diffusa? Il nero ebano.
Ecco dunque che nel catalogo del 1890 compare per la prima volta di serie ovvero al prezzo base, la finitura “imitazione ebano”.
Moderna, incisiva e raffinata riscuote molto successo tra ‘800 e ‘900 negli arredamenti di caffè, sale ristorante e stabilimenti termali alla moda. Un esempio dei più amati, le sedie Kohn modello T826 scelte da Bertha Zuckerkandl per il suo famoso Salon a Vienna.
Di necessità, virtù
Aumenta la possibilità di scegliere per il cliente ma anche una grande opportunità per la Gebrüder Thonet. La nuova finitura scura e coprente è l’ideale per rimettere in commercio oggetti costruiti con pezzi riparati o con difetti sapientemente corretti, senza alcuna riduzione di prezzo e senza nessun rischio di efficienza.
A volte durante i restauri riaffiorano tasselli, giunture e stuccature di pezzi sfaldati durante la curvatura, rimasti per più di un secolo sotto la laccatura senza alcun rischio funzionale. Un geniale recupero soprattutto di materiale. All’epoca, la cosa più preziosa.
Novità dal Nuovo Mondo
Novità importanti arrivano anche dall’ America. A fine ‘800 infatti, oltre alla grande diffusione dei mobili in stile Thonet, assistiamo alla nascita di altri mobili industriali: gli arredi da ufficio “all’americana”.
Nati oltreoceano si diffondono velocemente in tutta Europa. Archiviatori, schedari, scrivanie specializzate. Da quelle enormi con chiusure a rullo, una vera e propria postazione di lavoro; a quelle specifiche per agevolare l’utilizzo della macchina per scrivere, la grande novità del periodo.
Pubblicità nella Domenica del Corriere (1900) e il catalogo della Società Ferretti di Milano (inizi ‘900)
Molte tipologie funzionali, due i tratti identificativi:
⊗ la grande prevalenza di sistemi di chiusura a serrandina, in sostituzione di ante e ribalte
⊗ la costruzione in legno di quercia, in Italia conosciuto come rovere, fino ad allora utilizzato per mobili resistenti ma piuttosto rustici.
Da (forse) concorrenti a ottimi clienti
Com’è prevedibile la storia di questi due generi si intreccia. Le pagine dei cataloghi di queste ditte ospitano vere e proprie sezioni di mobili in faggio curvato.
Allo stesso tempo Thonet inserisce a catalogo alcuni di questi mobili ma senza dedicarvi troppo spazio o attenzione. È più conveniente infatti entrare in questa grossa fetta di mercato con ciò in cui si è già leader indiscussi, senza disperdere energie. Come?
Semplicemente fornendo una nuova finitura: il “quercia opaco” che compare puntuale nel catalogo Thonet del 1890 con un sovrapprezzo del 5%. L’anilina fa la tinta, la cera la finitura più pratica rispetto alla lucidatura a gommalacca, più adatta per dei mobili da lavoro.
Nel giro di pochi anni tutte le aziende produttrici di mobili da ufficio mostrano intere pagine di catalogo con mobili in faggio curvato a completamento della loro offerta. Oggetti che prodotti da Thonet e concorrenti vengono proposti come propri da aziende di tutta Europa.
Legno curvato della ditta Eagle di Parigi, rinomata azienda di mobili in “quercia slavonia all’americana”
Clienti importanti ai quali è sicuramente rivolta la nota che nel catalogo del 1911 offre la non applicazione del sovrapprezzo per tinte diverse alle cinque standard per ordinativi superiori ai 5000 pezzi! Numeri incredibili per i nostri tempi.
Altro che 50 sfumature di faggio, insomma. Il faggio naturale e il palissandro (con le famose righe eseguite a mano con pennelli speciali) sono i miei preferiti per l’800. Il mogano e il nero sono invece perfetti per esaltare le linee del ‘900 e per accostamenti con arredi moderni razionali e minimalisti.
Questo a mio gusto. E a voi come piacciono le Thonet? Vi aspettiamo nei commenti.
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