At The Museum of Modern Art and MoMA PS1, we celebrate creativity, openness, tolerance, and generosity. We aim to be inclusive places—both onsite and online—where diverse cultural, artistic, social, and political positions are welcome. We’re committed to sharing the most thought-provoking modern and contemporary art, and hope you will join us in exploring the art, ideas, and issues of our time. (About Us, dal sito del MoMA di NY)
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Di fatto provano entrambi a dare una risposta alla contemporaneità, interpretandola, facendosene espressione.
Tra le mille definizioni, alla base di tutto, come minimo comune denominatore, la bellezza.
La voglia di riscatto da un presente spesso insoddisfacente verso un mondo migliore.
E poi il fatto che questo patrimonio debba essere per tutti. Nel design, per definizione, essendo gli oggetti prodotti in serie. Meno scontato nell’arte per l’unicità dei suoi prodotti, ma che può trovare una via per esserlo comunque, se non nel possesso, almeno nella fruizione. Per tutti intendo.
Questo è il mio pensiero, maturato nel tempo seguendo la mia passione. Ecco perché mi ha colpito una notizia che ho trovato in rete e che sintetizza questo concetto mirabilmente.
Perché legata a una città straordinaria e unica. E a uno dei luoghi che meglio ne rappresentano lo spirito: il MoMA, Museum of Modern Art, di New York.
Il Museum of Modern Art di New York
Il MoMA a New Ypork (e non solo) è una istituzione. Quando ci sono stata, avrei voluto rimanerci per sempre. Nel bookshop poi, avrei comprato di tutto, anzi, proprio tutto direi.
E in effetti sono tornata con poster, gadget, libri e tutto quello che poteva stare in valigia senza superare il peso consentito del bagaglio nel volo di rientro.
Del resto lo ammetto, io ho una passione incontenibile per i bookshop in generale ma questo è davvero straordinario. Come tutto al MoMA. Come tutto a New York.
Tornando al MoMA, il museo nasce nel 1929. Da allora ha prodotto oltre 4.882 mostre legate al mondo dell’arte e del design. In continua evoluzione, a oggi la collezione conta oltre 200.000 opere di arte moderna e contemporanea e 80.212 di queste sono disponibili online.
Il che significa che oltre 65.000 immagini delle installazioni sono oggì visibili e consultabili sul web così come i cataloghi delle mostre. Molti di questi si possono anche scaricare così come è possibile richiedere l’autorizzazione per la pubblicazione delle foto.
Che dire, un patrimonio condiviso straordinario.
Le mostre a New York in stile Thonet
Ho trovato questa notizia su uno dei siti che seguo con maggior piacere, RestaurArs. E ovviamente, sono andata subito a vedere di cosa si tratta, alla ricerca del legno curvato e dei suoi capolavori.
Il risultato della ricerca conta circa 25 mostre. Di queste, quelle con i contenuti più rilevanti ed esaustivi sono 3. Un bagaglio di informazioni e di immagini da non perdere per tutti gli appassionati dello stile Thonet, con anche alcune sorprese inattese.
Ecco dunque la nostra selezione per voi.
Thonet Furniture
dall’11 agosto al 4 ottobre 1953
6 foto
Ecco la prima mostra del MoMA dedicata agli oggetti in legno curvato. Di fatto la più datata su Thonet di cui abbiamo sentito parlare.
Prima di quella in Europa organizzata nel 1965 a Vienna dall’arch. Karl Mang o di altri due importanti eventi: Thonet 19th Century Bentwood Furniture da UCLA Art Galleries nel settembre 1961 e Form from process – the Thonet chair ad Harvard nell’inverno del 1967. Di queste ultime abbiamo i cataloghi nella nostra libreria.
Le immagini mostrano una sedia n. 4 con le orecchie, una n.712, una sedia di Boppard ma soprattutto due elementi degni di nota: il primo, una poltrona prodotta dalla Jacob & Josef Kohn modello n. 26 che non doveva esserci, essendo la mostra dedicata agli arredi Thonet.
Questo è accaduto perché a quel tempo si conosceva ancora poco della storia del legno curvato. Il primo libro dedicato al linguaggio che ha dato origine al design nell’arredo è La seggiola di Vienna dell’arch Paolo Portoghesi e di sua moglie Giovanna Massobrio del 1975. Ancora oggi appassionati di questi arredi di cui hanno una collezione davvero unica.
L’autore più prolifico è Giovanni Renzi (co-fondatore di questo blog) con i suoi numerosi libri. Libri pubblicati negli ultimi 20 anni di cui l’ultimo del 2016 scritto insieme, sulla Società Antonio Volpe. L’errore dei curatori di allora su quella poltrona quindi è più che legittimo.
Altro elemento da notare sono i modelli in tubolare metallico di poco più di 20 anni prima. Questa è una grande novità per il tempo, nel pieno spirito del Manifesto del museo quando parla di condivisione dell’arte più provocatoria dal punto di vista del pensiero.
Se pensiamo a cosa sia stato il Bauhaus e l’elemento di rottura del tubolare metallico per l’ ambiente domestico, fino a quel momento dominato dal legno, è davvero una avanguardia.
Art Nouveau
dall’8 giugno al 6 settembre 1960
18 foto
Altra esibizione straordinaria. Le sale brulicano di poster e manifesti della Secessione e dei capolavori degli architetti/designer/artisti del tempo. Uno fra tutti, Koloman Moser, il padre della grafica moderna.
Disegni, libri, illustrazioni ma anche complementi di arredo e oggettistica per la casa, in pieno spirito della Wiener Werkstätte nella sua visione dell’arte totalizzante. Ci sono gli arredi ovviamente e poi soprattutto i tessuti.
Capolavori di grafica che hanno vestito uomini e donne così come le dimore del tempo con eleganza e stile unico. Per primi gli imbottiti degli arredi a partire dai “pozzetti”, le poltrone con cui nasce il mobile moderno. Qui la suggestione delle immagini in bianco/nero lascia spazio alla viva immaginazione dei colori, spesso cangianti e accesi.
Negli oggetti che abbiamo ritrovato o restaurato con tessuti d’epoca originali dei primi ‘900, come la poltroncina rivoluzionaria di Gustav Siegel, i tessuti posseggono quella patina del tempo che ne smorza i colori, anche se ben conservati. In origine invece sono vivaci, intensi, quasi eccessivi.
Li si può rivedere negli archivi della Backhausen ma anche nei vasi e nei vetri che hanno conservato le nuance originali. Un inno alla vita e a un progresso senza fine nella Vienna caput mundi nella cultura, scienza, arte e architettura di fine ‘800 e inizio ‘900.
Vienna 1900: Art, Architecture and Design
dal 3 luglio al 26 ottobre 1986
60 foto
Una mostra stupenda i cui cataloghi non possono mancare in una biblioteca di ogni appassionato del mobile viennese.
Anche qui ritroviamo molti degli oggetti di cui vi abbiamo parlato nei nostri post del blog. Lo scrittoio di Koloman Moser, la sedia Seven Balls di Josef Hoffmann e la sua sedia disegnata per il Sanatorium di Purkesdorf. La sedia Kohn n.255 che Adolf Loos disegna per il Café Museum di Vienna.
Il manifesto di Koloman Moser per la Kunstschau del 1908 , la amata sedia che Josef Hoffmann utilizza per arredare il Café Fledermaus. Trionfante in una sala tutta per lei.
Per non dire della poltrona della Postparkasse di Otto Wagner, il padre dell’architettura moderna a cui abbiamo dedicato la nostra mostra dello scorso Aprile durante al Fuorisalone, alle Stelline di Milano. Tra l’altro nel 1979 nelle foto della mostra dedicata alle nuove acquisizioni, si vedono proprio lo sgabello e la poltrona della Postsparkasse.
Pre non dire delle opere pittoriche stravolgenti di Gustav Klimt, Egon Schiele, Oskar Kokoschka. Una carrellata da togliere il fiato.
Esattamente in quella Vienna dove nasce l’epoca moderna. Siete pronti a emozionarvi anche voi?
La citazione con cui apro il post è tratta dal sito del MoMA nella sezione About US (Chi Siamo). La traduzione è questa:
“Al Museum of Modern Art e al MoMA PS1 celebriamo la creatività, l’apertura, la tolleranza e la generosità. Miriamo a essere luoghi inclusivi, sia in loco che online, in cui posizioni culturali, artistiche, sociali e politiche diverse sono ben accette. Ci impegniamo a condividere l’arte moderna e contemporanea più stimolante, e speriamo che vi uniate a noi nell’esplorare l’arte, le idee e le questioni del nostro tempo.”
Ecco perché amo questo luogo incondizionatamente.
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