Balla ma non molla - Legno Curvato
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Balla ma non molla

Un design dalla tecnologia perfetta che ha seduto già sette generazioni. Chi almeno una volta nella vita ha provato Thonet non avrà potuto non notare quella piccola onda di risposta che segue a ogni più piccola sollecitazione.

Molti avranno liquidato la questione come un problema di sedie che ballano, altri, preoccupati, le avranno addirittura cambiate; pochi forse avranno invece intuito quanto quel piccolo movimento sia l’effetto della miglior tecnologia possibile per accogliere un corpo che si muove.

Alla sedia infatti non viene richiesta solo solidità nel portare un peso, ma anche di resistere a spostamenti, strisciamenti, oscillazioni e a tutti i tic che ciascuno di noi più o meno consapevolmente scarica impietosamente su di essa. Tutti i costruttori di sedie hanno da sempre lottato con perni, incastri, colle e diavolerie varie per rendere il loro prodotto più rigido possibile senza mai vincere la prova del tempo.

Non risolvere, asseconda

Michael Thonet, con la sua sedia viennese, nella sua ostinata ricerca che lo vede impegnato per buona parte della prima metà dell’Ottocento, ribalta completamente la questione avendo l’intuizione che, per vincere.

laddove non si può risolvere, bisogna assecondare

La sedia in faggio curvato infatti, se analizzata dal punto di vista strutturale, (tralasciando in questo momento il fattore estetico con il quale quest’ultimo è tuttavia intimamente connesso), risulta pensata, progettata e messa a punto più che per contrastare il nostro movimento, per accoglierlo.

Se la tecnica di curvatura è il presupposto tecnologico fondamentale per la costruzione di questo genere di mobili da seduta (poiché il legno lavora solo lungo il senso della fibra ovvero nella maniera più elastica e resistente possibile), molti altri sono gli accorgimenti costruttivi che ci permettono di sedere quotidianamente con tranquillità in sedie che hanno ormai anche più di 150 anni. Nella sedia Thonet infatti nulla è affidato al caso e solo dopo averne maneggiate svariate centinaia ci si rende conto come tutto sia frutto di ostinata ricerca e di lunga sperimentazione.

Una struttura solida (ma non solo)

Quando parliamo infatti di curvatura, viti, sezioni delle nervature, impagliature, accostamenti e fissaggi delle parti… cioè di tutti quei fattori che conferiscono alla sedia contemporaneamente solidità e flessibilità, non ci rendiamo conto di come ciascuno di questi appartenga ad un universo molto più ampio che rende necessario entrare nel dettaglio di misure, materiali, tecniche di assemblaggio e così via.

thonet

Scegliamo la vite giusta.

Questo tipo di attenzione che spesso manca a chi opera in ambito di restauro generico e che sovente non è stato colto da chi nel tempo ha prodotto copie di questi capolavori, diventa fondamentale per trasformare un eventuale intervento in una soluzione che sia rispettosa dell’autenticità ed efficace relativamente all’uso.

L’approccio fondamentale di chi si appresta a mettere le mani su un mobile in faggio curvato deve tener presente che nel progetto originario di una sedia in stile Thonet nulla è stato lasciato al caso e che questo non ci lascia, dunque, margini di interpretazione.

Solo l’esperienza e la disponibilità all’occorrenza di pezzi originali, e non quasi uguali, è garanzia di un buon lavoro per continuare a gustarci questi capolavori del design almeno per altre sette generazioni.


Architetto prestato all’antiquariato, ho iniziato con una Thonet 17, poi ho cominciato a studiare il legno curvato e non ho più smesso. Ho tenuto conferenze, curato mostre, collaborato a riviste e libri con Giovanni Renzi quali Thonet 14 e Liberty, natura e materia. Collezionista e appassionato di restauro, ho uno studio-esposizione in Torreglia (PD) con un’ampia raccolta di oggetti a cavallo tra l’800 e il 900.

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