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Magari abbiamo trovato una sedia che ci piace tantissimo ma che ha necessità di restauro, ad esempio nell’impagliatura perfetta, tranne che per una parte.
Occorre reimpagliare. Nella necessità di ricostruire totalmente, ecco un passaggio fondamentale:
come verniciare la paglia di Vienna? Come scurire, o meglio, come invecchiare la paglia per rendere quella patina del tempo che solo il tempo regala?
Basta sapere quali passi seguire dati da anni di esperienza, di ricerca e passione. Ecco la mia ricetta per aiutarvi nell’impresa e raggiungere così il risultato perfetto.
Preparazione alla tessitura
Il mio primo maestro artigiano di impagliatura e tessitura viennese, Quinto di nome, era interessato a parlare con me (con il Dottore…) di politica e filosofia di vita, mentre i miei occhi registravano i movimenti delle sue mani.
Solo dopo parecchi incontri, constatando la mia sincera, per lui innocua, curiosità, mi concesse di iniziare una nuova sedia a “paglia di Vienna”. Era a seduta rotonda, lo ricordo ancora. L’inizio del mio percorso.
La tessitura inizia osservando attentamente quella vecchia e logora, ancora prima di tagliarla lungo il bordo interno del telaio, perché dopo sono tutte uguali.
Questo amava dire. In seguito ho capito quanto sia importante il corretto inserimento nei fori sul bordo di ogni singola fibra, per ottenere quell’armonia visiva conseguente alla omogenea e speculare disposizione .
Spesso la rottura si verifica nella parte esterna della superficie, facilitata dalla spigolosità del bordo interno del telaio che va smussata con raspa e lisciata con carta abrasiva. Nel tempo infatti, le fibre perdono la tensione iniziale e possono tagliarsi con più facilità in quel punto, causa il carico di seduta.
A volte, è necessario un primo intervento di falegnameria finalizzato a consolidare il telaio.
Una fessurazione continua tra i fori lungo il bordo indebolisce il supporto ligneo; è necessario intervenire rinforzando con colla o inserendo un nuovo listello con ripristino dei fori, soprattutto in presenza di tarlo evidente.
Come invecchiare la paglia di Vienna
La patina è lo sguardo del tempo che si posa sulle cose e sulle persone
Preparazione delle fibre in patina
Le fibre vegetali utilizzate per la tessitura viennese si trovano in commercio in matasse. Hanno tonalità bianca-beige che assume una decisa colorazione giallo-paglierino-arancio per effetto della luce e del tempo.
La differenza di tonalità è evidente quando una logora tessitura coeva all’antica seduta viene sostituita. Il raccordo a patina antica si rende necessario inoltre per uniformare la parte di tessitura rinnovata alla seduta o viceversa ( braccioli, schienali, ecc.).
In genere, al termine della tessitura si possono utilizzare mordenti all’acqua, gommalacca colorata con aniline all’alcool, cere colorate che comunque creano una pellicola superficiale non omogenea, modificabile dall’uso .
Un metodo naturale che anticipa la patinatura alla fase operativa , consiste nel tenere a bagno in acqua calda le fibre da utilizzare, riunite a mazzetti, con pigmenti vegetali.
Come colorare la paglia: diverse tonalità possibili
Tingere naturalmente
Il modo più semplice di colorare consiste nell’utilizzare parti di piante naturalmente colorate. Le macchie lasciate da alcune radici, frutti, foglie, possono aver suggerito molto presto l’utilizzazione di sostanze naturali coloranti.
Già nel 2000 a.C. i Sumeri usavano abiti di lana di svariati colori utilizzando la Rubia tinctorum, lo zafferano e l’indaco.
La presenza di più principi attivi, che possono prevalere alternativamente, crea quelle sfumature e quei toni intermedi difficilmente imitabili con i colori sintetici.
Per fissarsi stabilmente alle fibre, la maggior parte dei colori vegetali necessita di una sostanza che faccia da ponte (mordente), fra fibra e colorante mediante un bagno preliminare (mordenzatura) in una quantità d’acqua (poi eliminata) equivalente al bagno di colore.
Tintura a più stadi
Per ottenere una maggiore resistenza alla luce si può interrompere una o due volte la sequenza di tintura, allargare all’aria le fibre bagnate appendendole all’ombra per circa due ore e quindi riprendere il procedimento di colorazione.
Una tintura si intende “solida” quando resiste agli agenti esterni a cui le fibre sono esposte durante l’uso, quali lo sfregamento, l’esposizione alla luce e al lavaggio.
La ricetta perfetta
Gli utensili
Partiamo dagli utensili necessari ad una preparazione perfetta:
⊗ Un contenitore: come contenitore si può usare una bacinella metallica (l’alluminio attenua i colori) a fondo rotondo di diametro cm 35 c.a.
⊗ Un passino: per far cadere “a pioggia” la polvere senza raggrumarsi nell’acqua.
⊗ Una bilancia da cucina: che sia sensibile anche a piccole quantità.
⊗ Un cucchiaio di legno: a manico lungo, per immergere ed estrarre le fibre che vanno agitate durante il bagno di colore.
⊗ Un contenitore graduato più altri metallici più piccoli
⊗ Dei guanti impermeabili.
Meglio sarebbe tingere in un locale secondario (lavanderia…), utilizzando un fornello non ad uso cucina: l’acqua poco calcarea (a basso contenuto di ioni Ca++) è favorevole.
“Vernici” per paglia di Vienna
Alcune tinte, come l’arancio, che più si avvicina alla patina che caratterizza nel tempo le tessiture viennesi, non possono essere ottenute utilizzando una sola sostanza colorante ma soltanto attraverso una combinazione.
Ci sono due modi per procedere:
⊗ La ritintura: si ottiene la colorazione finale mediante due distinte tinture consecutive ma comporta un tempo lungo di macerazione della polvere primaria (Henné) e del tempo di bollitura, che potrebbe alterare la natura delle fibre.
⊗ La tintura diretta: è Il procedimento più semplice. Il fissaggio per contatto diretto si ottiene mescolando i coloranti nel bagno senza mordenti.
Questo metodo è stato adottato in tutte le prove di patinatura delle fibre senza alterarne la naturale elasticità.
Tinture naturali per colorare la paglia: le spezie
La facilità di reperire le sostanze coloranti e la minima incidenza di costo, sono i parametri di scelta nell’utilizzare la polvere di Henné (euro 10/Kg da grossista) e di curcuma.
⊗ Henné
Henna è una pianta arbustacea (Lawsonia Inermis fam. Litracee) detta anche “Alcanna d’oriente”, originaria dell’Arabia, che cresce spontanea o coltivata.
Dal gambo e le foglie essiccati e macinati, si ottiene una polvere verde che oltre a sostanze tanniche, resinose, zuccherine, contiene una sostanza colorante giallognola che all’aria diviene rossastra (Lawsone), per cui in vari paesi d’Oriente viene usata da tempo in cosmetica e per pitture.
In Occidente il termine francese Henné è sinonimo di tintura per capelli.
⊗ Curcuma
Genere di pianta rizomatosa della famiglia delle Zingiberacee alla quale appartengono circa cinquanta specie originarie dell’Asia Tropicale e dell’Australia.
La presenza del principio attivo colorante giallo Curcumina, sostanza cristallina di colore arancio, giustifica l’utilizzo nel campo alimentare, farmaceutico e tintorio.
In alternativa può essere sostituita dal più costoso Zafferano (Crocus Sativus) fam. Iridacee, pianta coltivata per ricavare l’omonima sostanza aromatica e colorante.
Quantità del colore
La quantità complessiva di ogni tipo di fibra da utilizzare deve essere in eccesso in quanto la pigmentazione si differenzia in un ventaglio di intensità dal giallo-paglierino all’arancio deciso, mentre la faccia grezza assorbe in modo uniforme una tonalità antica.
A volte le matasse di seconda scelta rispondono maggiormente al bagno di colore. In alcuni casi, per ottenere una colorazione più decisa si può aggiungere la polvere Henné rosso “rafforzato” da una sostanza colorante (picrammato di sodio).
Preparazione del bagno-base
Il rapporto-base fra la quantità di fibre da colorare, le polveri che formano il bagno di colore e la quantità di acqua per mantenere la concentrazione voluta è di riferimento:
Quantità di fibre…………………..g 100
Acqua……………………………….L 1
Polvere Henné rosso……………..g 150
Curcuma polvere………………….g 1
Bustine thè nero………………….n.4
Tempo bollitura………………….min. 45
A bagno spento…………………..min. 15
In un primo bagno (senza aggiungere thè e curcuma) è opportuno “testare” la capacità tintoria della polvere principale che è meglio sia di stessa provenienza. In seguito è consigliabile la tintura di una intera matassa da g 500 suddivisa in 4/5 mazzetti utilizzando in proporzione tutti i componenti, per avere opportunità di ottenere più fibre della stessa tonalità.
La formulazione può essere modificata per ottenere un viraggio all’arancio più carico (+Henné) o una tonalità giallo-paglierino (il thè nero ammorbidisce il rosso, più il giallo della curcuma).
Come procedere
1. Si aggiunge al bagno (non nella prima prova di colore) la soluzione di curcuma e thè, ottenute separatamente a caldo frazionando l’acqua in due contenitori più piccoli
2. Si fa cadere “a pioggia” la polvere pesata di Hennè stemperando i grumi nel passino aiutandosi con il dorso del cucchiaio di legno. La fonte di calore è moderata e l’acqua rimane sempre sotto al punto di ebollizione
3. I mazzetti, già inumiditi e sgocciolati, si distribuiscono lungo la rotondità del fondo del contenitore. Le fibre vanno girate di lato ogni 15 min. e allargate muovendole di frequente per distribuire e uniformare il contatto col pigmento.
4. A fuoco spento si lasciano nel bagno a raffreddare per altri 15 min.
Il bagno può essere utilizzato una seconda volta con una minore quantità di fibre per l’evaporazione, ottenendo una patinatura più tenue tendente al giallo-paglierino.
Le fibre sono sciacquate in acqua corrente per rimuovere le impurità e asciugate all’aria, archiviandole secondo misura in contenitori traspiranti contraddistinti dalla formula di tintura, se di prima o seconda bollitura.
Una paziente fase selettiva può estrapolare da ogni mazzetto le fibre a tonalità omogenea che si accompagnino alla patina della tessitura da sostituire.
Ed ora non ci rimane che armarci di pazienza, cura, attenzione e tempo. Con passione, ecco il risultato perfetto.
Buon lavoro e…. che la curiosità ci svegli al mattino.
Il contenuto di questo testo è tratto dal libro in preparazione di Carlo Gardini sull’arte dell’intreccio. © Tutti i diritti sono riservati.
Gianni
5 Maggio
Grazie. Molto interessante quanto esposto in questo intervento, io però sono di un’altra filosofia. Così come mi godo i segni che il tempo lascia sulle cose e sulle persone (alla Anna Magnani che rivendicava le sue rughe), altrettanto non sento proprio la necessità di far apparire antica la giovane età di un intervento che si è reso necessario nella vita di una bella vecchia sedia impagliata. E quanto dura poi questa rinnovata giovinezza? A casa mia, tutta luce, dopo un anno le paglie nuove hanno già preso un colore.bellissimo. Un signore francese che stava per vendermi una sedia nello stato “da restaurare” mi avrebbe aggiunto nella spedizione un flaconcino di gommalacca per “aggiustare” il colore della paglia nuova: gli ho detto che quella proprio non mi interessava. Posso comprendere un intervento di ripresa del colore quando si tratta di rifacimenti parziali, come detto nel testo, o di “rammendi” per ovviare a qualche filo rotto; lì proprio ci vuole perché sui nuovi fili non cada l’occhio. Vedrei bene invece la ricerca di colori anche inconsueti nelle sedie impagliate che si fanno oggi: ad esempio la sedia Loos può essere ottenuta in tanti colori e lì si potrebbe giocare con altri colori della paglia, sempre che non ne compromettano la durata.
Giovanni Renzi
7 Maggio
Credo che il discorso si possa anche ampliare quando si hanno una serie di 4, 6 o 8 sedie nate tutte insieme e si deve rifare la paglia di una o di un paio di esse. Il poter accompagnare il colore delle nuove paglie a quelle delle sedie che non necessitano di re-impagliatura è anche in questo caso, auspicabile. E’ chiaro, come sempre abbiamo scritto, che si deve sempre pensare all’oggetto, al valore e all’uso che si deve fare di questo. Questo articolo è unico perchè insegna una strada diversa a quelle oggi praticate. Non esiste una strada unica ma è importante conoscere tutte le possibilità per scegliere l’intervento migliore.
Leonardo
27 Giugno
Grande Carlo !!!
sai che non metterò mai in pratica i tuoi consigli ma sono particolarmente contento della tua carriera artigiana
A presto
LA
Stefano Callea
11 Giugno
Egr. Sig. Renzi,
Talvolta mi capita di dover restaurare delle vecchie sedie superleggere di Ponti e vorrei affidare il lavoro ad un esperto che sia in grado di tingere la paglia prima di intrecciarla. Questo per rendere il restauro più simile alla paglia originale. Generalmente gli impagliatori non tingono la paglia nuova e poi i restauratori provano ad intervenire con gommalacca densa e colorata con risultati poco soddisfacenti.
Ho letto l’interessante scritto del Sig. Gardini sulla tintura della paglia, ma non mi è chiaro se è un lavoro che possa fare lui o altri.
Spero mi possa aiutare a trovare una persona in grado di fare questo lavoro.
Cordiali saluti
Stefano Callea
Manuela Lombardi Borgia
13 Giugno
Buongiorno Stefano, grazie per averci contattato. Ecco la mail di Carlo che potrà darle tutte le risposte che chiede: gardinbo@gmail.com.
maria giovanna
23 Febbraio
Buongiorno, volevo chiederle se pensa che si possa tingere della paglia di Vienna di alcune vecchie sedie di nero ?
cordiali saluti
Maria Giovanna
Alessandro Scordo
25 Febbraio
Buonasera Maria Giovanna,
purtroppo la tintura della paglia una volta intrecciata non è una operazione semplice e un medtodo senza controindicazioni purtroppo non esiste.
Il problema è di due tipi.
1.La paglia essendo una fibra naturale è soggetta a continue trazioni e dilatazioni in base all’umidità. Questo continuo movimento unito allo spostamento fisico che sedendosi si esercità sulla tessitura porta le fibre a non sovrapporsi sempre alla stessa maniera. Piccoli movimenti porteranno alla comparsa di piccoli tratti non tinti.
2.La paglia superficialmemnte ha una membrana molto liscia e impermeabile dunque la tinta ha difficoltà ad aggrapparsi inoltre lo strofinio dell’uso della seduta comporta una usura superficiale della tinta, quindi pian piano comparirà il colore originario.
Se proprio deve farlo le consiglio di procedere dando una prima mano di gommalacca, una mano di anilina disciolta in alcool e successivamente ancora gommalacca. All’occorrenza ripeta due volte l’operazione. Attenzione proceda con pennello poco carico per piccoli e velovi tratti senza ripassare sopra la parte appena data.
Altrimenti se può verniciare a spruzzo è più semplice in questo caso stesse sostanze ma come diluente per la gomma lacca il nitro e non l’alcool.
Devo dirle che non è una operazione semplice anche se fattibile con un po’ di attenzione.
Buon lavoro