Il Commissario Ricciardi e i café-chantant - Legno Curvato
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Il Commissario Ricciardi e i café-chantant

Il Commissario Ricciardi e i café-chantant

Richard Bloos, Café Chantant in Paris

Napoli è una sirena, racconta storie, basta uscire per strada e raccoglierle. (Maurizio Di Giovanni)

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Ho conosciuto il Commissario Luigi Alfredo Ricciardi una sera d’estate, al mare.

Quest’anno sono arrivata talmente stanca all’inizio delle vacanze da non avere avuto la forza di scegliere dei libri da portarmi dietro.

Eppure d’estate leggere mi piace moltissimo. Non che durante il resto dell’anno non sia un piacere ma d’estate i libri hanno un sapore speciale.

Forse perché li leggo in leggerezza, senza occhi all’orologio, all’agenda e alle mille cose da fare.

Fatto sta che passeggiando tra le bancarelle di Numana, mentre realizzavo questa mancanza (di cui mi ero ovviamente pentita), mi sono imbattuta in una bancarella di librai. E approfittando della loro competenza e disponibilità, dopo avere preso l’ ultimo (splendido) Montalbano di Camilleri, ho chiesto consiglio su una lettura sempre dello stesso genere.

Mi hanno subito proposto Il purgatorio dell’angelo, di Maurizio Di Giovanni. Dopo 2 giorni passati con gli occhi (forse meglio dire occhiali) incollati alla carta e il libro finito, la domanda sorge spontanea:
ma cosa mi sono persa in tutto questo tempo?

 

Il Commissario Ricciardi di Maurizio Di Giovanni

Un poliziotto per donne

Un libro diverso dai soliti e dal format tipico dei noir. Qui c’è molto sentimento, tratta di un delitto passionale. Che sia per sensibilità o per mestiere, sta di fatto che sembra un libro scritto per donne o che comunque si rivolge al femminile che c’è in ognuno di noi.

Il tenebroso Ricciardi dagli occhi verdi vive a Napoli negli anni ’30 e frequenta abitualmente il Gran Caffé Gambrinus. Una vera e propria istituzione dove all’interno gli è sempre riservato un tavolino.

Ma il Gambrinus non solo ha ancora oggi fascino da vendere (e leccornie che vanno ben oltre il santo caffè napoletano) ma vanta di essere stato uno dei primi a introdurre il format del café-chantant in Italia. E nei café-chantant la linea curva l’ha sempre fatta da padrona.

 

Gran Caffé Gambrinus a Napoli

Il Gran Caffè Gambrinus a Napoli

Il Caffè Gambrinus ne ha viste passare davvero tante di storie. Nasce come Gran Caffè, nel 1860, al piano terra del palazzo della Foresteria, l’elegante edificio del 1816 che oggi ospita la sede della Prefettura. Affaccia direttamente su Piazza Plebiscito e Palazzo Reale, e per le delizie dei suoi pasticceri e gelatai diventa “Fornitore della Real Casa” dei Savoia.

Ma è nel 1890 che Mariano Vacca, frequentatore di artisti e attori, decide di farne un capolavoro. Affitta i locali della Foresteria, affida la ristrutturazione all’architetto Antonio Curri, coinvolge più di 40 tra artigiani e artisti tra cui i più importanti paesaggisti napoletani del tempo.

Il Gran Caffè Gambrinus, dal nome del re delle Fiandre, inventore della birra, diventa una preziosa galleria d’arte nel cuore nobile di Napoli ma soprattutto centro della vita mondana , culturale e letteraria della città.

Tutti i grandi nomi del tempo passano in questo luogo dell’anima. L’Imperatrice d’Austria Sissi, Gabriele D’Annunzio, Salvatore Di Giacomo, Libero Bovio, Benedetto Croce ed Eduardo De Filippo. Ma anche Oscar Wilde, Ernest Hemingway, il filosofo francese Jean-Paul Sartre.

A Totò, lo scorso anno viene dedicata una sala per i 50 anni dalla sua scomparsa.

 

Café Chantant Paris

l café-chantant

Il nome dice (spesso) tutto. Infatti il café-chantant (o café-concert) nasce in Francia. Alla fine del ‘700, l’abolizione del monopolio dei teatri porta lo spettacolo ovunque.

Nascono numerose sale, nasce il Café d’Apollon, uno dei primi café-concert di Parigi, ma si canta anche nelle piccole taverne che danno spazio agli artisti girovaghi, non potendosi permettere l’ingaggio delle vedettes internazionali.

Il termine café-concert è qui inteso nel senso più ampio, cioè come un bar o taverna che organizza dei concerti in una delle sue sale con una certa regolarità. Nel tempo arriva a identificare una sala da concerto e una sala da the, dove in cambio di consumazioni, il pubblico può ascoltare brani d’opera o canzonette o assistere a brevi recitazioni, balletti o esercizi acrobatici.

A differenza dei tabarin, molto simili, qui gli spettatori non ballano e, a differenza delle music-hall anglosassoni, qui il vendere le bevande è primario.

 

Café-Chantant Gambrinus

La versione italiana del caffé-concerto

L’anda e rianda dei privilegi dei teatri prosegue e si conclude infine nel 1906, quando la censura scompare completamente, almeno fino alla I Guerra Mondiale.

Il successo riparte con vigore anche se arriva il cinema a fare concorrenza. Utilizza gli stessi locali per necessità. Essendo il primo cinema muto, ha bisogno di un accompagnamento musicale e qui sono attrezzati.

Noncurante della concorrenza, il fascino dei café-chantant invade le altre città Europee. In Italia sbarcano nell’incanto del golfo di Napoli. Nel 1890 viene inaugurato il Salone Margherita, subito seguito dal Caffè Gambrinus e poi da molti altri quali l’Eden, il Rossini, l’Alambra, l’Eldorado, il Partenope, la Sala Napoli.

Gli italiani, si sa, lo sanno fare meglio. Non solo il caffè (che è sacro): anche nello spettacolo il teatro partenopeo prende il meglio dalla tradizione parigina, mettendoci del proprio per trasformarla in un’esperienza unica al mondo.

Un po’ perché è l’epoca d’oro della canzone napoletana, o perché quello che arriva da Parigi è charmant per definizione, sta di fatto che l’idea è vincente.

All’inizio, l’allure francese rimane forte. Il modello ricalca quello parigino tout court, persino nella lingua utilizzata. Menu, cartelloni ma anche i contratti degli artisti sono in francese. Artisti, che pur avendo tutt’altro che lombi francesi, fanno propri i nomi d’arte in onore ai divi e alle vedettes parigine.

Importanti e famosi artisti che iniziarono la loro carriera proprio nei caffè-concerto sono Anna Fougez, Lina Cavalieri, Leopoldo Fregoli, Ettore Petrolini, Raffaele Viviani. Ma a fare la differenza è ancora una figura speciale e tutta al femminile che di curve ne ha da vendere: la sciantosa napoletana.

 

La sciantosa napoletana al Salone Margherita

Il fascino della sciantosa napoletana

La figura della “sciantosa napoletana”deriva dalla chanteuse (cantante) francese ma si distingue per alcune forme di eccellenza. Innanzitutto offre alla clientela un intrattenimento musicale di alto livello.

È bella, sensuale, misteriosa. Il suo fascino, velato di malinconia deriva da un (fantomatico) passato intrigante, che ha conosciuto le pene d’amore e la passione dei sensi. Sa incantare il suo pubblico non solo con la voce: la “mossa” nasce proprio qui.

Roteare le anche al rullo del tamburo e fermarsi al successivo colpo di grancassa è il cavallo di battaglia di Maria Borsa, una sciantosa del Circo delle Meraviglie in via Chiatamone, che l’ha inventata.

Le più ricche hanno addirittura una claquer personale, un pubblico pronto ad applaudire alla fine dell’esibizione e a coinvolgere gli spettatori per accendere l’atmosfera. Un’esperienza coinvolgente che fa passare sicuramente molte notti insonni ai clienti, e non solo per i troppi caffè bevuti.

 

Gran Caffé Gambrinus

La sala del Gran Caffé Gambrinus a Napoli con le sedie Thonet n. 221

Icone di charme e stile in lnea curva

Il format dei caffé-concerto napoletani contamina presto le altre grandi città italiane. Milano, Torino, Catania ma per prima Roma. I fratelli Maino, proprietari del Salone Margherita di Napoli, vi aprono ben due locali: un altro Salone Margherita e, successivamente, il Teatro Sala Umberto. Noi abbiamo un listino del Gambrinus di Roma dove c’è anche un pubblicità della Jacob & Josef Kohn.

I nomi altisonanti ed esotici impazzano anche se il primo caffè-concerto della capitale, aperto in via Nazionale, viene chiamato “Cassa da morto”. Forse il proprietario aveva bevuto troppo.

Ma in qualsiasi città si fosse, il fil rouge di questi luoghi è sicuramente la seduta in legno curvato. Del resto il successo planetario degli arredi in legno curvato a vapore parte proprio dai luoghi pubblici e dai caffè per primi.

Nelle immagini dell’epoca tra la folla si intravedono i modelli più popolari: dalla iconica Thonet n. 14 alla n. 28, la sedia a cuore detta anche da musicista, alle sedie Thonet da giardino spesso scelte per i tavoli all’aperto. Del resto si sa, la linea curva è femmina.

Anche al Gambrinus ci sono all’interno: l’immagine di una sala ritrae sedie in stile Thonet modello n. 221 presente sul catalogo del 1914.

Il caffé-concerto evolverà poi nel cabaret e nel varietà, mantenendo inalterato il proprio fascino. Anche qui nei film italiani o stranieri la scelta di ambientazione ricade sempre su sedute in stile Thonet. Anche se il modello più visto non è la Thonet n. 14 ma la sorellina minore.Il prossimo post sarà dedicato proprio a lei. Anche qui vi stupiremo.

Intanto mi godo il tenebroso Commissario Ricciardi ancora per un po’. Giovanni mi ha preso altri due libri. Che sia un messaggio subliminare?

 


Ho scoperto che le storie del Commissario Ricciardi sono diventate un fumetto. Il progetto è della Sergio Bonelli Editore, già autore di molti fumetti che amiamo molto essendone appassionati. Come Julia per per esempio. Lo prenderemo sicuramente, intanto eccovi il suggestivo trailer del progetto.

 


Appassionata di impresa e di interior design, sono innovation consultant e startup mentor, oggi anche un po' blogger. Aiuto imprenditori, manager e professionisti a trasformare un'idea in un progetto di business, utilizzando l’approccio della Lean Startup e una solida visione strategica. Mi occupo di pianificazione, marketing, comunicazione, supporto e sviluppo canali di vendita. Ho pubblicato il libro Società Antonio Volpe con Giovanni Renzi e sono #bellezzadelegnocurvatodipendente.

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