“Creatività che prova a raccontare la vita, ascoltando e facendo proprio il contesto politico, sociale e culturale in cui è immersa, ispirandosi e provando a dare risposte. Funzionali, nel caso del design, se fossero estetiche sarebbe arte.” Argomenti dell'articolo
Codice di linguaggio nell’arredo di un’epoca di svolta, dei suoi sogni e delle sue ambiziose aspirazioni.
Per un’impresa che produce, questo significa indirizzare le proprie scelte di prodotto traendo ispirazione dal contesto. La Gebrüder Thonet Vienna ancora una volta è stata maestra.
In particolare, all’interno della sua immensa produzione, saltano all’occhio alcuni elementi di rottura, che traggono il loro carattere di novità da fattori storici, architettonici e socio-culturali del tempo.
È di questi elementi che desidero parlarvi e lo farò presentandovi alcuni modelli, molto diversi fra loro, ma con una comune matrice ideativa: le grandi Esposizioni Universali.
Oggi iniziamo dalla Thonet modello n. 17.
Mostrarsi al mondo
I fratelli Thonet sono consapevoli che, per vendere, occorre farsi conoscere.
All’inizio si perfeziona e si brevetta la tecnica di curvatura. Poi si mettono a punto un certo numero di accattivanti modelli e si organizza la produzione. Dopo, però, bisogna mostrarsi al mondo.
Da un lato, dunque, i cataloghi e le pubblicità. Dall’altro le Esposizioni Universali ovvero quelle grandi ribalte internazionali che periodicamente vengono organizzate nelle più importanti città del mondo.
Expo: un appuntamento fisso
La Thonet è presente agli Expo, fin dalla celeberrima edizione di Londra del 1851, quella cioè del “Crystal Palace”. Una gigantesca struttura voluta dalla regina Vittoria e progettata da Paxton in Hyde Park, che ospita milioni di visitatori e che, per darvi un’idea, è dotata di uno stand gastronomico con più di mille posti a sedere.
La Gebrüder Thonet si presenta a Londra con un catalogo molto ristretto, basato su di una tecnica di curvatura incerta e costosa, ancora legata al “lamellare”. Ma soprattutto si presenta con mobili unici molto elaborati e preziosi rivolti a un mercato di lusso.
Questa esperienza dal punto di vista commerciale è un grande insuccesso. Il gusto e soprattutto la critica del tempo, prigionieri dei parametri classici di valutazione del bello e del prezioso, sono impietosi. Il confronto con i concorrenti appare insostenibile.
Expo Londra 1851 – padiglioni in costruzione
Sbagliando si impara
Da questa esperienza i Thonet avviano importanti riflessioni che, da moderni imprenditori, subito traducono in modelli e strategie. Ecco la nostra sintesi in 3 punti:
1. Il mondo è veramente grande e ora percorribile. Si presenta uno spazio commerciale nuovo per una produzione non più di lusso ma rivolta ad una emergente classe borghese in grande espansione. Si pensi solo a cosa succede a Londra, a Parigi e a Vienna in quei decenni.
2. Il Crystal Palace, questa sorta di cattedrale di vetro completamente prefabbricata e realizzata con colonne e tralicci in ghisa, segna la nascita di un nuovo modo di concepire e progettare le strutture. Si procede per parti, passando dall’ideazione alla realizzazione attraverso la prefabbricazione in “fonderia” degli elementi in serie. Poi si trasporta e si monta in loco, con elementi a vista, e che prevedano la reversibilità.
I fratelli Thonet, che proprio in questa circostanza hanno avuto a che fare con la spedizione dei loro pezzi, hanno sopra la testa per mesi una struttura che parla di cose nuove e dirompenti. Di serialità dei prodotti, di costruzione per componenti, di spedizione per parti disaggregate (risparmiando sui costi), di assemblaggio semplice e reversibile nel luogo di destinazione con manodopera a bassa specializzazione.
Un’ottima guida per avviare processi di semplificazione costruttiva dei modelli e di riorganizzazione della produzione. Un cambio di passo verso la diffusione di massa.
3. Oltre a queste grandi intuizioni, gli imprenditori viennesi portano a casa anche un segno grafico preciso: il motivo dell’arco sormontato dal cerchio che caratterizza il modulo base delle pareti del Crystal Palace.
Confronto con la modernità
Far tesoro di nuove idee, nel confronto con la modernità.
Nascono così le sedie modello n. 16 e n. 17, conosciute nel mercato anche come sedie “a cattedrale”, e le relative parure con divanetto e capotavola. Oggetti dal design nuovo, rigoroso, geometrico che, alla imponenza delle misure, contrappongono la leggerezza di materiali e forme. Specchio della modernità dei tempi.
L’idea del piccolo cerchio trova nuova applicazione nei modelli n. 19 e n. 31, anche se in misura leggermente più grande, così come in molti altri delle ditte concorrenti. Per alcuni collezionisti, questo elemento decorativo è diventato il filo conduttore delle loro scelte, quasi una ossessione. Per alcuni addirittura di sole sedie con il cerchietto.
Da sinistra a destra: sedia Thonet modello n.19, n.16, n.17, n.31
Il modello n. 17 è da subito uno dei più apprezzati nonostante costi il 65% in più di una Thonet n.14. Due sono i motivi principali:
⊗ Lo schienale, pezzo completamente nuovo e utilizzato solo per questi due modelli, è formato da un’unica barra di oltre due metri e mezzo e la curvatura molto stretta aumenta la percentuale di scarto.
⊗ Il modello presenta una notevole quantità di impagliatura, componente che influisce molto sui costi.
Il modello n.16 costa addirittura il 32% in più del modello n.17 ovvero più del doppio di una sedia n.14. Il lavoro di foratura di due telai più il cerchietto e la realizzazione della “impuntura” di rifinitura perimetrale richiedono molto più tempo. Ciò, nonostante in termini di superficie, la paglia sia quasi identica.
Chi impaglia sa che il bordo di una impagliatura rappresenta ben oltre il 20 % del tempo dell’intero lavoro. E lo schienale del modello n.16 ha ben 3 perimetri da eseguire. È proprio la cucitura della rifinitura del bordo che porta via tempo, quel filo continuo con il punto passante in ogni buco che va eseguito una volta riempite le superfici.
Un amore per sempre
Come avrete capito, sono molto affezionato alla sedia n.17 . È la prima che mi sono messo in casa. L’avevo vista in una rivista di interni in un soggiorno di Giorgio Bocca, poi l’ho vista volare da un cantiere a Venezia, come vi ho già raccontato, e da lì ho iniziato la mia collezione e la mia avventura nel legno curvato.
Un comporsi di forme pure che ci porta dalle trasparenze delle cattedrali gotiche, alla purezza di alcuni edifici della classicità, passando per le rigorose geometrie delle facciate palladiane.
Dotata di grande fascino, la sedia n.17, è ancora strepitosa laddove, in ambienti moderni, si confronta con vetro e soluzioni minimaliste, mostrando fiera la sua sagoma inconfondibile ricca di storia e di suggestioni. Impossibile stancarsi. Ecco perché sarà sempre la mia preferita.
E voi, cosa ne pensate? Ne avete mai vista o avuta una nella vostra vita? Vi aspetto nei commenti.
Valeria
26 Febbraio
Anch’io ho trovato la mia Thonet…però è una panca ispirata alla sedia modello 17…con i cerchietti…amore a prima vista…paglia intatta e solo una piccola scalfitura sul bordo…e chissà quale storia sulla…spalliera
Manuela Lombardi Borgia
2 Marzo
Buonasera Valeria, il modello n.17 ha davvero un fascino speciale.