Argomenti dell'articolo
Stiamo parlando delle sedute costruite da Thonet tra gli anni ’50 e l’inizio degli anni ’60 dell’800 e riconoscibili dal sedile formato da due “orecchie” in corrispondenza delle gambe anteriori.
Siamo in un periodo in cui Thonet e i suoi figli stanno ancora cercando di trovare la miglior costruzione per le sedute.
Sedia Thonet n. 4 al Museo Thonet di Friedberg in Austria
Un problema da risolvere
L’esigenza è quella di irrobustire il nodo sedile/gamba anteriore, quindi, di ingrandire quella parte di sedia. È un tema di sicurezza e stabilità.
Occorre introdurre un capitello posizionato in cima alle due gambe anteriori e un appoggio al sedile più ampio, che la normale seduta rotonda non permette. E la soluzione che Thonet trova è di aumentare il sedile con due “protuberanze”, le cosiddette orecchie, da qui il soprannome di queste produzioni.
Orecchie in divenire
Anche in questa tipologia di sedute, nonostante la loro breve vita, si può osservare come la costruzione dei modelli sia in continuo divenire. Le orecchie infatti non sono sempre costruite nello stesso modo ma in modi diversi per trovare la procedura più veloce e meno costosa di produrre quel particolare che non dia problemi nell’uso giornaliero della seduta.
Nella documentazione d’epoca riconosciamo questi prodotti in una foto dell’Esposizione di Monaco del 1854 (sedia modello n. 2) e in una stampa del 1861 che mostra alcuni prodotti per l’Esposizione di Londra. Si vedono chiaramente i due divanetti con la forma dei sedili con le orecchie.
In un’altra stampa che mostra sempre i prodotti per la stessa Esposizione si può invece riconoscere una poltrona modello n. 3 con la stessa costruzione del sedile.
Divanetti Thonet modelli n.2 (a sin) e n.4 (a dx), come nell’immagine dell’Expo 1861
Una breve ma intensa vita
La produzione di questi modelli probabilmente termina in quegli stessi anni. In una pubblicità del 1861 Thonet fa una svendita totale dei modelli in legno lamellare. Si è raggiunta finalmente la costruzione perfetta delle sedute in legno massello piegato e questi tipi di sedile non servono più.
C’è da notare che, di questa tipologia ad orecchie, sono arrivati a noi solo i modelli n. 2, n. 3 e n. 4 (sedie, poltrone e divanetti) mentre nella pubblicità del 1861 vengono rappresentate anche i modelli n.8 e n. 10.
Riguardo a questo tipo di sedia in lamellare, ho un’esperienza personale di un episodio che mi è accaduto durante la mia lunga vita da antiquario appassionato di linea curva.
Storia di un (mio) batticuore
È il 2004, mese di giugno. Come ogni anno, mi arriva un catalogo di Christie’s in cui, inaspettatamente, trovo in vendita alcuni lotti provenienti dal Museo di Frankemberg!
Attirano subito la mia attenzione una sedia modello n. 2 con le orecchie e un tavolo modello n. 3.
La descrizione di questi due oggetti non parla di mobili in lamellare ma, se per la sedia sono certo, per il tavolo è impossibile capirlo da una foto grande come un francobollo. Sarebbe il primo tavolo intero e completo di questo modello che vedo.
Prendo il primo aereo per Amsterdam e vado a vederlo poco prima dell’asta. All’aeroporto mi viene a prendere mia zia che vive da anni in Olanda. Lei è il mio agente segreto nei Paesi Bassi. Grazie a lei sono riuscito a comprare diversi modelli rari su www.marktplaats.nl.
Andiamo alla sede di Christie’s in un bel pomeriggio ancora primaverile nonostante sia Giugno. Mi butto subito sotto il tavolo e scopro che avevo visto giusto. Il tavolo è in lamellare.
Gentlemen agreement
A parte il batticuore, continuo a non capire il motivo per cui un Museo debba vendere un oggetto del genere. Mi alzo in piedi e la mia felicità subisce un duro colpo, davanti a me uno dei massimi antiquari di Vienna.
Mi si avvicina, anche lui è preoccupato, mi conosce per cui mi chiede un “gentlemen agreement” per non farci concorrenza. Decidiamo che io non offrirò per la sedia con le orecchie n. 2 e lui farà la stessa cosa per il tavolo.
Le stime sono completamente sbagliate. Per entrambi i lotti sono stimati 1.200€/1.500€. Il mio budget è di 4.000 €, anche perché le commissioni per la casa d’aste sono pesanti, oltre il 23%.
L’antiquario viennese riesce ad aggiudicarsi il suo lotto a un buon prezzo, 3.500 €. più i diritti d’asta. Io intanto attendo fiducioso.
Dopo altri 5 lotti arriva il mio momento. Non voglio farmi trascinare oltre il mio budget. So che le aste sono pericolose da questo punto di vista. Vado oltre comunque ma perdo.
Vita da collezionista
Il tavolo viene aggiudicato al telefono per 5.500 € oltre ai diritti d’asta. Qualcuno doveva sapere o conoscere bene quel tavolo in vendita perché era impossibile dalla foto sul catalogo.
In questo settore la competenza fa sempre la differenza.
Chissà se in futuro lo ritroverò in qualche collezione privata?
La sedia n. 2, bellissima di un colore biondo, viene invece portata a Vienna e sarà stata poi chiaramente venduta a un collezionista a ben altro prezzo. Identica all’immagine tratta dal libro THONET di Alexander von Vegesack.
Così è la vita, non sempre si può vincere, anzi, si partecipa molto e si vince poco.
Ma al di là del guadagno, l’aspetto più appassionante della mia professione è proprio il valore della scoperta. Non è nel possesso la spinta alla ricerca ma è la continua sorpresa e l’emozione di intuire da un ricciolo la presenza di un oggetto bellissimo e raro.
Come ci racconta benissimo l’Arch. Paolo Portoghesi, questo è il senso e il piacere dell’essere collezionista. Quel batticuore per cui vale sempre la pena di tentare, al di là del risultato.
E per questi momenti di pura felicità, mi ritengo davvero un uomo fortunato.
NO COMMENT