Gatti, paglia di Vienna e un mito da sfatare - Legno Curvato
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Gatti, paglia di Vienna e un mito da sfatare

Gatti, paglia di Vienna e un mito da sfatare

Nely la micia che ama il legnocurvato

 I gatti amano la linea curva e la linea curva ama i gatti

Argomenti dell'articolo

Diciamolo subito, Giovanni ed io apparteniamo alla nota razza dei gattari.

Nella nostra casa in campagna regnano tre pelosi: Toscano il grande, Tato il nero e Sofia la principessa, tutti rigorosamente trovatelli e tutti amati alla follia.

Eppure la nostra casa è piena di oggetti in legno curvato, molti dei quali corredati di paglia di Vienna, tra cui alcuni dondoli anche importanti che di paglia ne hanno davvero tanta.

Con questo post vogliamo sfatare un mito e raccontarne le origini, dandovi la nostra verità che deriva da una lunga esperienza di linea curva e quotidianità con i gatti.

La convivenza tra i nostri amici pelosi e gli oggetti in stile Thonet non solo è possibile ma è quasi un atto dovuto. I gatti dimostrano ancora una volta profondo rispetto per la bellezza, di cui sono per primi esempio in natura, come per amorosa corrispondenza. Imbottiti a parte.

Perché c’è sempre un’eccezione che conferma la regola. Ma questa è un’altra storia.

John Cage

John Cage, il suo gatto e la sedia n.18 – Courtesy of the John Cage Trust

Gatti, artisti del destino

La leggenda narra che siano i gatti a scegliere i propri futuri padroni e non viceversa. Per poi diventarne loro padroni, rendendoli schiavi della loro bellezza.

Una bellezza alla quale amano accompagnarsi, come la storia insegna.

In effetti molti sono i gatti protagonisti e ispirazione nella vita di artisti e creativi, che hanno amato farsi ritrarre in compagnia dei propri padroni. Gustav Klimt ad esempio. Una nota foto del 1912 lo ritrae dinanzi al suo studio viennese mentre coccola un gatto bianco e nero.

In effetti i gatti sono compagni di Klimt per tutta la vita e testimoni della genesi di molte sue opere. Si racconta che nel suo giardino a Vienna ne girassero parecchi.

 

Gustav Klimt & Pablo Picasso

Così Pablo Picasso, circondato nel suo studio da oggetti in linea curva, è più volte ritratto tra le braccia di un micio.

Come Salvator Dalì, Henri Matisse con il suo gatto Coussi, fino a Andy Wharhol, John Cage e Freddy Mercury. La sua micia Delilah è stata addirittura protagonista di una delle canzoni scritte per l’album dei Queen Innuendo.

Nella sua casa-collezione di Calcata lo stesso Arch. Paolo Portoghesi ha tantissimi oggetti di grande bellezza e valore in legno curvato, tra cui un lettino da psicanalista che di paglia ne ha a dismisura.

E in occasione della nostra visita, ad aprirci la porta è stata proprio una splendida micia bianca, rossa e nera.

 

Gatti Secessione

Gatti e amanti della linea curva

Sicuramente molti artisti gattari hanno dimostrato di amare altrettanto profondamente il legno curvato, come se il connubio sia in qualche modo inevitabile.

O forse semplicemente, come tanti sono gli amanti dei gatti, altrettanto numerosi sono gli innamorati dello stile Thonet per cui l’intersezione dei due insieme è inevitabile.

Sta di fatto che non vi era e non vi è oggi timore del potenziale danno che il felino possa arrecare ai preziosi oggetti.

Ma allora da dove arriva il mito del pericolo in agguato? Forse da quel sotteso senso di pericolo che un felino dotato di artigli e di una personalità indipendente e imprevedibile incute? Una personalità che nessuno potrà mai davvero di possedere fino in fondo o dirigere a proprio piacimento?

In parte forse sì ma spesso l’origine dei miti ha radici oggettive e deriva da un fatto accaduto. E così è nel caso che ci apprestiamo a raccontare.

 

La micia Nelly

©Theres Cassini – www.cassini.at – https://www.instagram.com/theres_cassini/

Il mito dell’impagliatore vicentino

A noi lo ha riportato un vecchio impagliatore vicentino.

Prima della guerra, quando l’inverno mordeva anche per la fame e l’impossibilità di lavorare, molti contadini scendevano a valle verso la città, alla ricerca di un mestiere possibile.

Molti di questi trovarono nell’arte dell’impagliatura una via di uscita e ad essa si dedicarono con impegno. A tal proposito, per fare scivolare meglio la fibra tra i buchi, iniziarono a utilizzare il lardo come lubrificante, per poi lasciarne di proposito qualche pezzetto nella struttura.

Con l’arrivo della bella stagione, complice il caldo, questi pezzetti diventavano un’inevitabile attrazione per l’olfatto sviluppatissimo dei mici, fatale per l’ordito ma funzionale alla necessità di una successiva riparazione.

Un after-market indotto da una furbizia che si diffuse al punto tale da originare il mito dei gatti dannosi per la paglia, giunto sino ai nostri giorni. Un mito che ha contribuito ad alimentare anche il più noto mito dei vicentini non propriamente amanti dei gatti.

Alessandro, che è veneto d.o.c.g., ci conferma in effetti che gli impagliatori erano storicamente trentini e scendevano verso Vicenza al termine della stagione delle mele. Inoltre, nella città veneta impagliare sedie si dice consare careghe. E consare significa, guarda caso, condire.

Per fortuna le furbizie, come le bugie, hanno le gambe corte e la verità, prima o poi, viene a galla.

Gatto che si fa le unghie

L’esperienza insegna

Ecco dunque la nostra verità che deriva da anni di esperienza personale ma anche di vita da antiquario.

I gatti non toccano la paglia. Solo quando abbiamo avuto i piccoli di Tato e Sofia li abbiamo visti scalare la paglia dei dondoli per salire ma senza provocare alcun danno.

I mici adulti non la notano neanche. Così come mai si sono fatti le unghie sulle parti in legno.

Diverso è invece per gli imbottiti e la pelle. Qui i gatti vanno a nozze. Per questo è buona norma coprire con dei cuscini e dei panni le sedute, anche per evitare che si riempiano ben presto di peli.

I terminali posteriori dei pattini dei dondoli sembrano invece attrarre ineluttabilmente gli amici cani. Il rosicchiamento è assicurato.

Noi non ne abbiamo esperienza personale non avendo mai avuto cani ma così ci hanno raccontato amici e conoscenti per loro diretta esperienza.

Sempre per i cani, a volte analoga attrazione hanno i riccioli inferiori delle gambe dei tavolini.

 

Gatto e cane

Tutto ciò che non viene riconosciuto dalla coscienza, tornerà indietro come destino. (Carl Gustav Jung)

Insomma, se veniamo scelti da un amore peloso che ci arricchirà sicuramente la vita, lasciamoci travolgere senza timore e godiamone appieno i benefici. Consci che se a questo siamo destinati, resistere è impossibile, pena la morte dell’anima.

E se è un micio a sceglierci, prendiamo esempio dal suo modo di amare che non è mai dipendenza ma dono libero, promessa che si rinnova ogni giorno in cui scelgono di rimanere con noi.

Mai dietro, mai davanti, sempre al nostro fianco. Da pari.

Questo è quello che dovrebbe essere un amore sempre, anche tra noi umani. Forse è questa la loro missione sulla terra. Insegnarci questo.

Ciò che è certo è che l’amore incondizionato degli animali rende tutti migliori e se amiamo la linea curva il connubio è perfetto e la gioia assicurata.

E voi, siete gattari o amate i cani? O entrambi? E se possedete anche oggetti impagliati, quale è la vostra esperienza di convivenza? Vi aspettiamo nei commenti.

 

Cucciolata

I sei cuccioli di Tato nero e Sofia la principessa di casa

 

 

Le foto di Nelly (inclusa la copertina) ci sono state concesse da Theres Cassini, un’artista fotografa che ha uno splendido atelier vicino a Schönbrunn, a Vienna, con i suoi bellissimi gatti e oggetti in stile Thonet.  Vi parleremo presto di lei, intanto non perdetevi i suoi link: 

©Theres Cassini –  www.cassini.at – https://www.instagram.com/theres_cassini/


Appassionata di impresa e di interior design, sono innovation consultant e startup mentor, oggi anche un po' blogger. Aiuto imprenditori, manager e professionisti a trasformare un'idea in un progetto di business, utilizzando l’approccio della Lean Startup e una solida visione strategica. Mi occupo di pianificazione, marketing, comunicazione, supporto e sviluppo canali di vendita. Ho pubblicato il libro Società Antonio Volpe con Giovanni Renzi e sono #bellezzadelegnocurvatodipendente.

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