Magazzino 18: le Thonet della memoria al porto di Trieste - Legno Curvato
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Magazzino 18: le Thonet della memoria al porto di ...

Magazzino 18: le Thonet della memoria al porto di Trieste

magazzino 18 porto Trieste

Il 10 febbraio è il Giorno del Ricordo, istituito per legge nel 2004, per conservare e rinnovare:

la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli Istriani, Fiumani e Dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale.

Argomenti dell'articolo

In giro per i comuni Italiani  molte iniziative e molti  spettacoli ne parleranno. Una commemorazione molto sentita in particolare in questa terra di confine, fatta di persone che hanno vissuto direttamente o indirettamente questi momenti.

Io lo so, o per meglio dire, lo sento perché passo molto del mio tempo a Trieste. E qui esiste un luogo suggestivo ed evocativo dove il legno curvato ancora oggi racconta questa storia attraverso la sua presenza.

Sono andato a visitarlo e, poiché non c’è futuro senza memoria, oggi ve lo voglio raccontare.

Porto Vecchio Trieste

Il Porto Vecchio di Trieste

Sono qui per voi, in quella “città nella città” che è il Porto Vecchio di Trieste. 57 ettari di silenzio. Un luogo magico sospeso nel tempo. Disteso nello spazio tra mare e terra.

Mostra fiero l’imponenza di un grande Impero, la sapienza di grandi menti, la memoria di dolorose ferite. Dedalo di strade dove la bora che soffia sulla rotaia della storia fa parlare le pietre dei padiglioni, le ghise delle balconate, le vecchie porte spalancate su verità svelate.

Sono con la mia bicicletta dentro al Porto di Vienna, il più grande d’Europa. Percorro le strade tra hangar giganteschi dalle mille finestre, magazzini, uffici, tettoie che da oltre un secolo resistono al tempo. Tutto immerso nel blu di un mare che solo una giornata triestina di sole invernale ti sa regalare.

 

Centrale idrodinamica

Al porto vecchio di Trieste, la avvenieristica centrale idrodinamica

Fotografia di un tempo glorioso

Voluto dagli Asburgo per ospitare il porto franco concesso a Trieste, trova il massimo splendore sotto il regno di Francesco Giuseppe. Strumento che trasforma l’intera città in un emporio, l’emporio della Vienna Felix tra ‘800 e ‘900 .

Una grande macchina, luogo di brevetti e di primati. Campo di sperimentazione della scuola di Vienna quella di Otto Wagner, di Joseph Hoffmann di Joseph Maria Olbrich, di Max Fabiani, per capirci.

Qui le prime costruzioni in calcestruzzo armato, le sperimentazioni sulle fondazioni su pali, un colossale sistema idrodinamico che portando l’acqua ad alte temperature tramite pressione alimenta tutte le gru e i sollevatori del porto. Dalla centrale idrodinamica oggi visitabile, 7 km di condutture.

Sono i tempi della forza vapore che troviamo anche nella storia delle nostre aziende del faggio curvato. Vapore non solo per la curvatura ma per far muovere, attraverso cinghie e pulegge: seghe, torni e pialle.

Fatto di persone fiduciose

Come in una cattedrale un brusio di voci emerge dal passato a riempie il silenzio. Sono voci forti di marinai e scaricatori, di affaristi e di contabili, di ricchi mercanti e di poveri cristi.

Venuti da ogni dove trovano nel Porto di Trieste il loro perché. Chi il lavoro, chi merci esotiche, chi il prezioso caffè che per Trieste diventa una tradizione.

I fratelli Thonet trovano la canna d’India già trafilata per impagliare le loro sedie che proprio di qua passeranno per l’America e le colonie africane. Si parla in ogni lingua, da questi moli i primi piroscafi che attraversano il canale di Suez finanziato dal Lloyd austriaco che in questa città ha uffici e arsenale.

 

Porto Vecchio - Trieste

Porto Vecchio - Trieste

Porto Vecchio - Trieste

Porto Vecchio - Trieste

Porto Vecchio - Trieste

Stazione di testa delle ferrovie meridionali dell’Impero che da Vienna uniscono la capitale con Trieste e la regione del Litorale quindi con Fiume, Pola e Zara. Fino a che fu Austria, da Trieste partiva per Vienna un treno a ogni ora.

Finché fu Austria. Poi il trattato di Rapallo nel 1921 consegna questi territori all’Italia. Passano poco più di vent’anni e altri trattati cedono l’Istria, Fiume e le coste della Dalmazia alla Jugoslavia del maresciallo Tito.

Dopo la guerra, la tempesta della pace

Proprio in porto, al magazzino 18 troviamo la dolorosa cicatrice di questa triste storia. Dopo una sanguinosa guerra mondiale inizia per le popolazioni dalmate, fiumane e istriane la tempesta della pace.

Oltre 10.000 infoibati e le campagne repressive ed intimidatorie del regime titino inducono tra il 1944 ed il 1956 intere famiglie a un salto nel buio.

302.000 persone: donne e uomini, vecchi e bambini, poveri e benestanti operai e ricchi imprenditori lasciano ogni cosa pur di non rischiare.

C’è chi emigra in America, chi raggiunge parenti in giro per l’Italia, chi finisce “temporaneamente” in un campo profughi.  Molti di loro distrutti dentro e persi per sempre.

 

Magazzino 18 Thonet

Le Thonet del Magazzino 18

Al magazzino 18 le loro cose aspettano da più di 70 anni. Oggetti di vita quotidiana, di focolare domestico, di affetti familiari scaraventati via dalla propria terra e depositati in attesa di una soluzione che forse non si è più trovata.

Una quotidianità interrotta per sempre.

La grande catasta di oggetti di Thonet conservata al magazzino 18 assieme a mobili, fotografie, pentole, scarpe e macchine per cucire ce lo mostra. 2000 Mc di oggetti che assumono in quel luogo e in questo tempo un valore universale tra cui centinaia di sedie in stile Thonet.

 

Magazzino 18

Uno spiraglio di speranza

Questo luogo spunto per un bellissimo spettacolo di Simone Cristicchi, è ora consacrato a Museo.

Nel 2005 una mostra a Padriciano (nell’ultimo campo profughi chiuso nel 1970) espone immagini dell’esodo da Pola. Una signora istriana tornata per l’inaugurazione dall’Argentina si riconosce in una foto lì esposta. Una giovane ragazza con una sedia sulla banchina di Pola.

D’altro canto è proprio una sedia, la tua sedia, l’oggetto che indica il posto di ciascuno, quel posto che molti di loro non hanno più trovato.

Come vorrei essere un albero che sa dove nasce e dove morirà. (Sergio Endrigo)

Sergio Endrigo nato a Pola visse questo strappo e lo racconta in una sua canzone. Una ferita mai sanata.

Le Thonet del magazzino 18 sono sacrario della memoria, luogo dell’anima, finestra nella storia per il ricordo di coloro che un posto non l’hanno più trovato.

Dedicato a loro, buona giornata del ricordo a tutti noi.

 


Le foto di copertina e del magazzino 18 sono gentilemente concesse dalla fotografa Neva Gasparo di Trieste. A lei un grazie di cuore per avere corredato magnificamente questo post. 

Il magazzino 18 è visitabile contattando l’Istituto Regionale per la cultura istriana-fiumana-dalmata. Andate se siete da quelle parti, ne vale davvero la pena.

 


Architetto prestato all’antiquariato, ho iniziato con una Thonet 17, poi ho cominciato a studiare il legno curvato e non ho più smesso. Ho tenuto conferenze, curato mostre, collaborato a riviste e libri con Giovanni Renzi quali Thonet 14 e Liberty, natura e materia. Collezionista e appassionato di restauro, ho uno studio-esposizione in Torreglia (PD) con un’ampia raccolta di oggetti a cavallo tra l’800 e il 900.

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  1. Francesca. Barbasetti di. Prun

    10 Febbraio

    Abbiamo il grande e imperdonabile difetto di una memoria troppo corta che ci induce a dimenticare troppo in fretta . cerchiamo di non smettere di parlarne e di scriverne ,di raccontare ai nostri figli nipoti amici quello che a nostra volta abbiamo sentito ,a volte visto e vissuto. I nostri occhi e la nostra voce devono continuare a far luce e a far rumore nel buio assordante del silenzio e del dimenticare . é un nostro dovere

    • Alessandro Scordo

      10 Febbraio

      Questo è stato per noi un momento particolare per ricordare questa importante storia. Riteniamo comunque che la Bellezza come la Vita siano frutto di un atto d’Amore e che la Memoria sia l’unico luogo entro cui coltivarle.
      Grazie di cuore

    • Giovanna Bonelli

      20 Ottobre

      Cara Francesca, avvere difetto di corta memoria in questo caso non e un difetto. I Francesi hanno un motto che dice: “le persone felici non scrivono la storia”. Io sono completamente daccordo. Se vostra voce vogle di continuare a “far luce e a far rumore nel buio assordante del silenzio e del dimenticare”, vi devo ricordarlo ance cosa hanno fatto Italiani a Istria, Fiume, dalmazia durante la guerra, oppure pensate che regime fascista era un bello viaggio turistico nel quelle regioni, e campi di concentramento e massacri sono fatti da Italiani non sono stati “il buio”. Interesante e che la signora tornata (nel testo) e tornata da Argentina – il paese dove sono fuggiti criminali fascisti e nazisti dopo la guerra. Non e rimasta in Italia!

      • Manuela Lombardi Borgia

        21 Ottobre

        Carissime, grazie per i vostri commenti. Quando si parla di memoria di momenti terribili della storia l’animo si accende di sentimenti contrastanti. Io credo sia giusto ricordare perché come diceva Primo Levi, “Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre.” E questo vale soprattutto per le giovani generazioni che in un mondo che cambia con un’accelerazione assurda, devono conoscere. Ma da questa conoscenza si deve partire per costruire un mondo migliore, perché un modo per capire cosa si vuole fare è spesso partire da ciò che non si vuole più.

      • Giorgio G. Brencella

        4 Maggio

        La memoria è corta, e l’uomo tende a dimenticare. Infatti gli orrori della guerra sono imputabili ai fascisti ai comunisti di Tito, ai nazisti…e fino a quando dimenticheremo, ne arriveranno altri e altri… Occorre non dimenticare, sempre e in ogni luogo!
        I nostri figli non devono dimenticare.
        Piuttosto è imbarazzante il silenzio della politica, sia Italiana, sia Croata.
        È sempre per questioni di interesse.

        • Alessandro Scordo

          21 Maggio

          Grzie Giovanna, sono d’accordo con lei. Non è ancora il tempo per dimenticare e credo che tutte le memorie vadano coltivate. Non a caso proprio in questo blog ho scritto anche di altre memorie con protagonisti e ideologie contrapposte.
          Sono dell’idea che una cosa sbagliata contrapposta ad un’altra cosa sbagliata di fornte opposto, non ne attenui la gravità ma generi soltanto due cose sbagliate e da evitare. Per questo mi piacerebbe che ci fosse soltanto un unico giorno della memoria per tutti gli eccidi della storia svincolandoli dalle facili rivendicazioni di parte.
          Sono sempre e comunque orrori dell’umnaità.

  2. Martin

    11 Febbraio

    This looks amazing, it would be nice to have an option to read your articles in english…

    • Giovanni Renzi

      12 Febbraio

      Hi Martin, thank you for your comment. We are thinking about it, maybe not for all posts but for the most important ones. Have you signed up to our Newsletter? So that we can keep you informed about.

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