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L’Arch. Paolo Portoghesi, appassionato di linea curva al punto da farne un principio per la sua architettura, sostiene la stessa cosa degli oggetti di arredo.
E lo ha ribadito anche alla nostra mostra a Milano che in questi giorni sta volgendo la termine.
Che ci crediate o no, proprio in queste ultime settimane grazie alla mostra è accaduto qualcosa di inatteso e sorprendente che ha dato nuovo vigore alla nostra “Mission: impossible”:
completare il puzzle sulla società italiana che ha creato e commercializzato nel nostro paese i primi mobili di design, la Società Anonima Antonio Volpe di Udine.
Mission: impossible – alle origini del Design
Dopo la pubblicazione del nostro libro nel 2016, Manuela ed io ci eravamo un po’ fermati. Dopo 5 anni di ricerche dedicate a Volpe, un po’ per stanchezza, un po’ perché ci sembrava di aver percorso tutte le strade che ci potevano dare nuove notizie, avevamo abbandonato la ricerca.
In poche settimane invece la mostra ci ha dato nuove tracce, dandoci nuovi importanti spunti e rilanciando la sfida.
Alcuni appassionati venuti a trovarci a Milano ci hanno segnalato due oggetti mai visti in alcun catalogo:
una poltroncina in legno curvato databile tra il 1908 e il 1918 e una sedia in tubolare metallico di Giuseppe De Vivo, rivenditore Volpe a Milano, con la parte in legno marcata Volpe databile anni ‘30.
Il catalogo mancante
Sono sempre più sicuro che la chiusura del cerchio (anzi dell’ellisse) sulla Volpe ci sarà quando troveremo il catalogo degli anni Dieci (tra il 1910 e il 1917), a oggi ancora mancante.
Di Giuseppe De Vivo abbiamo un depliant pubblicitario con gli oggetti Volpe, sono presenti due pubblicità su Domus del 1935 come rivenditore Volpe. In un Museo a Parigi si trova un catalogo delle sue sedie in tubolare metallico, segnalate come propria produzione e creazione.
Che Volpe fosse il produttore solo della parte in legno? O magari le ferrerie di Udine di cui la famiglia era comunque azionista (Giovan Battista era stato l’amministratore delegato) producevano anche le parti metalliche?
Sulle tracce di una nuova fabbrica
In questo periodo un amico collezionista Volpe di Udine grazie al libro di Mauro Romanello, ci ha confermato la notizia di un secondo stabilimento aperto nel 1909 a Campoformido, trovando la corretta localizzazione e i contratti di acquisto.
Grazie a lui abbiamo trovato la notizie anche sui giornali locali dell’epoca. Un’altra strada da percorrere.
Ma la vera svolta è arrivata dal ritrovamento di due oggetti conosciuti nei cataloghi mai visti di persona: il portafiori/portavaso modello n. 173 e due poltroncine modello n. 150.
Due oggetti capolavoro
Il portavaso n. 173, presente nei cataloghi già prima della Guerra Mondiale, riporta un’ellisse nella parte centrale. In questo caso la figura geometrica non ha come dimensione il rapporto aureo come nel dondolo n. 267 ma mi convince sempre di più che il famoso dondolo sia stato ideato e prodotto prima del conflitto del 15-18.
Almeno nella sua configurazione base senza schienale e poggiapiedi regolabile.
Un altro oggetto che non può mancare in una collezione di oggetti in stile Thonet è la sedia attribuita a Max Fabiani e presente nel catalogo della Società Anonima Antonio Volpe con il numero 150. E questo non solo per la sua bellezza ma perché è un modello unico per disegno e realizzazione.
La sedia n. 150 della Società Antonio Volpe
Questo modello di sedia è stato acquisito dal Brooklyn Museum a New York e nel Dicembre scorso, sempre a New York, la casa d’aste Phillips ha battuto un set composto da due poltroncine e un divano a 7.500 Dollari.
Non ero riuscito a trovarne un esemplare quando con Manuela abbiamo scritto il libro sulla Volpe ma questo oggetto doveva essere inserito nel libro. Così abbiamo trovato delle immagini su altri volumi, notizie di aste che la attribuivano alla Jacob & Josef Kohn e a Josef Hoffmann, come il dondolo n. 267 del resto, fino a pochi anni fa presente nella sala della Secessione Viennese al Leopold Museum a Vienna.
E la nostra attesa è stata premiata.
Una costruzione unica
Oggi finalmente siamo in possesso di due esemplari. E dal vivo abbiamo potuto notare la particolare costruzione dei braccioli che nessuna immagine o foto poteva evidenziare.
Il montante anteriore dei braccioli è infatti un pezzo unico che è collegato da una parte all’altra sotto il sedile e termina con una finitura in ottone martellinato tipico dei primi anni della Secessione viennese.
Un piccolo trono che riprende le tipologie classiche.
Ed è una raffinatezza non solo la parte in ottone ma anche l’anello di congiunzione delle quattro gambe. Unico anche in questa tipologia, anch’esso in una forma mai vista e non ritrovabile in altri prodotti della Volpe o di altre marche di mobili in legno curvato a vapore.
In questo particolare oggetto poi, le aste a sezione quadrata convivono con aste a sezione tonda, in sintonia e in modo originalissimo. Insomma, ce ne abbastanza per ripartire con entusiasmo per cercare di completare questa meravigliosa storia.
E che dire, mi sa che l’Arch. Paolo Portoghesi ha proprio ragione. E noi ne siamo davvero felici.
Pierpaolo Zanchetta
3 Gennaio
Sono di Udine e ho trovato una sedia simile a quelle indicate nel vostro sito. È possibile mandarvi una foto per verificare se può essere una sedia della Volpi? Grazie
Manuela Lombardi Borgia
9 Marzo
Certo. Mi scriva a manuela@legnocurvatodesign.it. grazie