Palazzo Thonet a Milano - Legno Curvato
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Palazzo Thonet a Milano

Quadro negozio Thonet, p.zza Duomo Milano

Argomenti dell'articolo

Abbiamo già visto delle tracce di Thonet a Milano, al Planetario, ma quello che vi mostriamo in questo post è ancora più incredibile.

Sapete dove era il negozio della Gebrüder Thonet a Milano? Non lo direste mai. In Piazza del Duomo!

Ma c’è di più. Complice la cronaca dei quotidiani del tempo, e la mia passione per la ricerca, ritroviamo la storia dell’accaduto e di quello che l’ha preceduto.

Di come un momento di gloria si sia trasformato in una devastazione. Un pezzo di storia di noi milanesi che ancora oggi ha tanto da raccontare, da insegnare e da mostrare all’occhio attento. Ma andiamo per ordine.

Il negozio Thonet a Milano

Nel 1878 il Municipio di Milano firma un contratto con la Fratelli Thonet per il completamento dei portici settentrionali di Piazza del Duomo. L’accordo prevede la costruzione di un edificio, denominato poi da tutti “Palazzo Thonet”, e di un negozio sui portici.

Sul Corriere della Sera del 23 aprile di quell’anno, troviamo che il tutto viene realizzato e pagato dalla società austriaca, leader negli arredi in legno curvato a vapore.

Nel Settembre del 1878 anche la Stampa riporta la notizia di una nuova e spettacolare demolizione di edifici a Milano per fare spazio a un nuovo edificio: il “palazzo Thonet”, appunto.

Non tutto va però come previsto: un anno dopo esatto i lavori subiscono un leggero ritardo in quanto due dei proprietari delle case che devono essere demolite si rifiutano di vendere.

Il Corriere della Sera del 16 ottobre 1879 racconta che il comune deve eseguire una espropriazione forzata. I Sigg.ri Nevi e Curoni si devono dunque arrendere e in pochi giorni arriva l’esproprio per pubblica utilità.

 

Palazzo-Thonet-Milan

Palazzo Thonet in piazza Duomo a Milano

Un progetto italiano

Palazzo Thonet costerà al Municipio un Milione e mezzo di Lire. Il progetto è di Giuseppe Mengoni, così come suo è il progetto della Galleria Vittorio Emanuele II di Milano.

È probabile che i fratelli Thonet lo abbiano conosciuto di persona durante l’Esposizione di Vienna del 1873. Qui sono nella giuria che assegna i premi e le medaglie e in quella occasione l’Italia espone un modellino della Galleria salotto di Milano, eseguito dal falegname intagliatore Carlo Frabboni.

I lavori del Palazzo vengono diretti dall’Arch. Muller di Vienna che è l’autore anche della pianta e delle due facciate su Via San Raffaele e via Ugo Foscolo, mentre quella sui portici segue lo stile del Mengoni e della Galleria già eseguita.

L’edificio viene già pensato per essere predisposto con la luce elettrica e i marmi e i graniti, che arrivano a Milano per mezzo dei Navigli. Vengono forniti dalla ditta Cirla con sede in Ripa di Porta Ticinese.

La luce elettrica a Milano

Palazzo Thonet è il primo palazzo elettrificato con il sistema Edison e non con il gas. L’edificio viene terminato nell’ottobre del 1882 con un mese di prova di illuminazione dei portici e del negozio.

Nel frattempo viene costruita la prima centrale elettrica, quella di Santa Redegonda. Nel novembre dell’anno successivo, alle 18.30 di sera i milanesi accorrono per vedere la galleria, il negozio e il Palazzo Thonet illuminato elettricamente.

Come descritto per la fabbrica della Società Antonio Volpe di Udine pochi anni più tardi, anche qui i giornalisti parlano di una luce bianca che “non offende gli occhi” e non procura quel fastidio di intermittenza tipico dell’illuminazione a gas.

Piazza del Duomo Milano 1881

palazzo thonet in costruzione 1880 ca.

Esistono due foto della Piazza del Duomo nel periodo di completamento dei portici e della costruzione del Palazzo Thonet. In entrambe si vede benissimo la grande scritta pubblicitaria sul fianco dell’edificio ancora in piedi dove campeggio la scritta “Fratelli Thonet – Mobili in legno curvati a vapore

La Grande Guerra

La vita scorre lungo i portici e nelle vie del centro di Milano. Troviamo alcune notizie legate al negozio; un incendio nel gennaio 1882, una fuga di gas dalla tubatura di fronte alle vetrine nel 1907. Un tale Francesco Holzer, contabile, che scappa con 6.000 lire della cassa nel 1913.

Devono passare oltre 30 anni perché una nuova folla si riunisca di fronte al negozio Thonet di Via San Raffaele. Questa volta però non è una folla che con stupore guarda i mobili viennesi ben esposti e illuminati all’interno delle vetrine.

E quello che vola per aria non sono i cappelli in segno di felicità come disegnato sulla vignetta della rivista Nuova Tramway del 25 novembre 1882. È una folla inferocita contro l’odiata Austria di cui Thonet è uno dei simboli più conosciuti.

E nulla ha fatto la dichiarazione del procuratore Antonio Santi che sul Corriere della Sera del 22 maggio dichiara di essere di cittadinanza inglese e che tutti i dipendenti sono di cittadinanza italiana.

 

Thonet-shop-Milan

La vignetta della rivista Nuova Tramway del 25 novembre 1882

La devastazione

Nel maggio del 1915 la folla assalta il punto vendita e distrugge tutto lanciando i mobili fuori dalle vetrine. Ne è testimone un pittore che ritrae il momento in un quadro ora presente nella collezione del Museo di Palazzo Morando sempre a Milano che vi mostriamo in copertina.

Il pittore si chiama Giannino Grossi e mostra chiaramente i mobili che vengono buttati dalle finestre e che volano sul sagrato di Piazza del Duomo. A lui abbiamo dedicato la copertina.

La notizia viene riportata dai quotidiani dell’epoca. La Stampa di Torino racconta in dettaglio cosa successe. Una fotografia del momento precisa e rigorosa che vi riportiamo in calce.

È il simbolo della fine di un’epoca.

Il trasloco da Vienna a Brunn

Finita la guerra la Gebrüder Thonet dovrà ripudiare il proprio essere austriaco dichiarando di essere un’azienda boema. Lo può fare, le fabbriche sono ora dislocate nella nuova Repubblica Cecoslovacca, con sede in Brunn.

Lo stesso accadrà in Francia. Il motivo? Riuscire a rientrare in possesso dei magazzini e degli immobili di proprietà Thonet nei paesi vittoriosi per non doverli perdere come risarcimento di guerra.

Dopo diversi cambi di proprietà oggi il Palazzo ospita un Hotel. Se avete voglia di fare due passi andate in Via San Raffaele o in Via Ugo Foscolo e alzate la testa. Sotto i balconi ci sono ancora gli stemmi con le lettere F e T.

È quanto rimane di un’epoca gloriosa, quella della Fratelli Thonet, che tanto di bello ci ha lasciato tra cui la cosa più importante: la forza di un Sogno.

 

La-Stampa-Torino

La Stampa, 28 maggio 1915

La folla che era eccitatissima contro tutto ciò che ha appartenenza tedesca o austriaca, fu presa ad un tratto da un nuovo impulso di distruzione: “i mobili viennesi!”.
Lì presso in via san Raffaele, con una vetrina sotto i portici di piazza del Duomo vi è il negozio viennese di mobili “Thonet”; la folla vi si diresse come ad un assalto.

Le saracinesche furono abbassate. Ma per una folla dimostrante questi ostacoli, uniti a quello frapposto dalla forza pubblica, non furono di impedimento alla realizzazione del collettivo proposito. E cominciò l’opera di scardinamento delle saracinesche.
Le vetrine sono cinque e presso ciascuna di esse lavorava un gruppo di popolani; lo sforzo fu tenace, tumultuoso. Applausi fragorosi scoppiarono quando la serranda fu innalzata; così il negozio fu invaso dal pubblico; di corsa una ventina di giovani ascese al primo piano dove ci sono gli uffici e comincia lo sgombero. Le ampie vetrate delle finestre vennero subito frantumate e da esse furono lanciati nella strada i primi oggetti; essi piombarono sull’impiattito della strada con un rumore secco; la gente si ritirò, il pericolo di essere colpiti era imminente, e volarono registri, schedari e lettere; da una finestra uscì un po’ di fumo; si tentò anche di incendiare ma poi gli assalitori si accorsero che troppo lenta era l’opera del fuoco e forse anche troppo pericolosa.
Gli invasori allora incominciarono a gettare dalle finestre i mobili, magnifici arredi, nuovissimi, e di valore rilevante; prima vennero lanciate in strada le seggiole. La folla enormemente ingrossata rimase un momento come interdetta; non si aspettava uno spettacolo così emozionante; non si aspettava cioè di vedere uno sgombero con tanta rapidità.
Ma intanto il commissario Pastore riunito un plotone di guardie, sopraggiunse per sedare l’agitazione. Vennero sonati due squilli, ma la folla non si muoveva; si cessò dal vandalismo.

 

L’articolo prosegue raccontandoci che la folla si rivolse poi contro un negozio di giocattoli e in seguito contro il negozio di mobili Jacob & Josef Kohn in via Victor Hugo.

Quando l’odio rompe gli argini, la sua coda è lunga e dolorosa. Ma per fortuna la storia insegna, a imperitura memoria.


Ho comprato la mia prima sedia Thonet a vent’anni e oggi sono uno dei massimi esperti al mondo di legno curvato, lo stile viennese nell’arredo. Nato architetto, mi occupo di consulenza e formazione sulla storia Thonet, di expertise e curatele per vari musei europei. Sono autore di vari libri sul legno curvato, l'ultimo sulla Società Antonio Volpe, ma anche liberty e art deco. La ricerca storica è la mia grande passione.

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  1. Manuela

    15 Aprile

    A dirci di questo quadro incredibile è stata Laura, un’amica architetto che accompagna i gruppi nei Musei milanesi. Durante un suo giro, sfogliando un catalogo, lo ha visto perché il quadro non è esposto. E così ha pensato a noi. Grazie a lei abbiamo scoperto questa storia. Altra cosa incredibile è che si possono riconoscere i modelli degli oggetti Thonet, gettati in strada. Il pittore doveva avere un catalogo o conoscere molto bene la collezione perché la corrispondenza è reale. Magari ha copiato da una fotografia. Chissà se dai giornali dell’epoca si può scoprire qualcosa di più.

  2. Lella

    18 Ottobre

    Buongiorno, adoro lo stile Thonet per la sua grazia e leggerezza e sul vostro sito trovo informazioni, aneddoti e immagini che me lo fanno apprezzare ancora di più.
    Chissà quante volte sono passata sotto quel palazzo senza conoscerne la storia. Lo guarderò con altri occhi la prossima volta.
    Guardando l’immagine della folla inferocita che distrugge i manufatti Thonet però non ho potuto fare a meno di notare una curiosità e cioè l’erronea posizione del Duomo rispetto alla collocazione del palazzo nella piazza! Una “licenza” pittorica? O sbaglio io?
    Cordialità

    • Manuela Lombardi Borgia

      21 Ottobre

      Buongiorno Lella! Dopo avere letto il suo commento ho riguardato il quadro e in effetti potrebbe essere una licenza poetica che l’artista si è preso per contestualizzare il luogo. Osservando le immagini in bianco/nero che si trova nell’articolo, potrebbe anche essere il lato della navata laterale ma bisogna andare a vedere sul posto. La prima volta che vado in piazza Duomo vado sicuramente e vi dico subito!

    • Massimo

      30 Giugno

      Buongiorno, mi permetto di aggiornarla, nessuna licenza artistica
      sono le vetrine del palazzo Thonet viste da Via San Raffaele e di fronte a queste vetrine i magazzini Alle città d’Italia dei F.lli Bocconi(dal 1917, dopo l’acquisizione del sen. Borletti, cambieranno il nome in La Rinascente). Suggerisco di usare Google maps.
      Cordialità

      nb. Grazie a questo articolo ho finalmente risolto un dubbio..quello che tutti chiamano palazzo Haas è invece palazzo Haas e palazzo Thonet

  3. Lella

    21 Ottobre

    Grazie per avermi risposto. Rimango in attesa! 🙂

    • Manuela Lombardi Borgia

      22 Ottobre

      grazie a lei che ci segue 🙂

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