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La poltroncina n. 212 appare per la prima volta nel primo catalogo della Volpe, dopo il cambio dell’assetto societario in Società Anonima.
Il cambiamento della forma giuridica in società per azioni è uno dei passaggi fondamentali della svolta dell’impresa e segno distintivo di Giovan Battista Volpe, detto Tita, figlio di Antonio.
Ereditate le redini dell’azienda dal padre, il giovane imprenditore si distingue da subito con la sua gestione illuminata e la volontà di trovare un proprio spazio distintivo nel settore della linea curva. E lo fa anche scegliendo il gota dell’imprenditoria italiana nell’arredo del tempo.
Nel 1908, i nuovi soci che entrano in società con i tre fratelli Volpe sono dunque tra i più conosciuti industriali veneti del tempo. La maggior parte legati alla Lazzaris, dal 1907 Bortolo Lazzaris, azienda di Spresiano sempre nel campo del legno.
Una serie davvero speciale
La serie n. 212 viene creata e prodotta intorno agli anni 1909-1910. L’arredo comprende la poltroncina, la sedia, il tavolino, il divanetto, il portavaso e il separé.
Si tratta del primo modello veramente originale prodotto dalla società di Udine.
È una sedia che ha dei chiari richiami a modelli classici, greci e, in particolar modo, ad alcune sedie in stile Biedermeier di Danhauser. D’altronde il Neo-Biedermeier è lo stile viennese del periodo 1905-1910 e come ricorda Marco Pozzetto:
ai richiami al Biedermeier pochi architetti austriaci ne rimasero indenni
Ma in particolar modo questa poltroncina ricorda moltissimo una sedia prodotta nel 1904 dalla società viennese Portoix & Fix e disegnata da Max Fabiani. La sedia poi è praticamente identica, se non per l’avere una dimensione più contenuta.
L’etichetta della Società Anonima Antonio Volpe della serie n.212
Il tratto unico di Max Fabiani
Fabiani è infatti il progettista della sede della Portoix & Fix , nonché supervisore e progettista di progetti di arredo per alcuni dei maggiori bastimenti austriaci costruiti a Trieste.
Pochi anni più tardi, interrompe bruscamente i suoi rapporti di lavoro quando abbandona la figlia del proprietario della Portoix & Fix, sua promessa sposa, il giorno prima delle nozze per “improvvisi impegni lavorativi”.
Se confrontiamo la sedia viennese del 1904 con la produzione della Volpe notiamo diverse similitudini, anche se i due modelli sono costruiti con tecniche e lavorazioni differenti. La Portoix & Fix, infatti, non costruisce alcun modello di mobile in legno curvato a vapore.
Punti di incontro e paralleli possibili
Se l’uso del fascione curvato che forma lo schienale è un elemento utilizzato nelle poltroncine Biedermeier, i due montanti laterali per parte sono propri esclusivamente della sedia della Portoix & Fix e del modello n. 212 della Società Antonio Volpe.
La poltroncina n. 212 attribuita a Max Fabiani
I modelli di questa serie portano tutti dei puntali di ottone e vengono pensati esclusivamente per una finitura imbottita come i modelli della Jacob & Josef Kohn, presi ad esempio per il loro ampio successo.
La qualità del disegno, dell’uso sapiente della piegatura del legno a vapore, i richiami classici sono tutti elementi che portano l’attribuzione a Max Fabiani. L’ambiente di Udine è un suo punto di riferimento in effetti anche ben prima del suo lavoro nel campo dell’urbanistica nell’area tra Gorizia e Udine stessa.
Vita breve ma intensa
Il modello n. 212 non è riprodotto in altri cataloghi. Nella pubblicazione del 1922 è infatti assente.
Questi modelli presentano sempre la prima etichetta della Società Anonima Volpe, con i caratteri ancora liberty, che non viene più utilizzata dopo la prima Guerra Mondiale. La sua produzione è quindi circoscritta al periodo 1908-1915.
La bellezza di questa linea ancora incanta. Solo un italiano, un pò austriaco e molto sloveno poteva creare un oggetto così speciale.
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