Una poltroncina in cerca d'autore - Legno Curvato
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Una poltroncina in cerca d’autore

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Intuito, istinto, quella sottile sensazione di familiarità. I francesi direbbero déjà vu.

Chiamatelo come volete ma rimane il fatto che ascoltare quella vocina che giunge da un lontano non ancora consapevole, ha spesso epiloghi sorprendenti.

Ed è questa la storia di una poltroncina molto particolare che vi voglio raccontare.

Trovata per caso a Trieste, rimasta 4 anni su uno scaffale in attesa di notizie, ritrova tutti i tasselli della sua identità soltanto poco prima della nostra mostra appena conclusa, aggiungendo un inedito pezzetto, appena ricostruito, della grande storia del design in legno curvato.

Apre, nel catalogo, la rassegna dei celebri modelli come è giusto che sia, vista la sua attribuzione a uno dei grandi maestri della Secessione Viennese. Anche se la strada è stata lunga e, come spesso accade, al risultato si arriva per approssimazioni successive.

Vienna Olbrich Casa della Secessione

Alla ricerca di indizi

La vita è piena d’infinite assurdità, le quali sfacciatamente non han neppure bisogno di parer verosimili; perché sono vere. (Luigi Pirandello)

Ci sono voluti più di 4 anni da quando, esclusivamente sull’onda di quella strana sensazione, ho acquistato la sconosciuta poltroncina.

È in faggio curvato ma non è riconducibile ad alcun catalogo pubblicato. Qualità costruttiva eccellente, propria delle grandi imprese del settore. Design che odora di buono, profuma di Secessione Viennese. Particolari e dettagli di qualità degni di un grande designer.

L’ho girata e rigirata decine di volte, osservata centimetro per centimetro nella speranza di ritrovare indizi utili ma nulla.

Una generica “T” impressa sotto la seduta, nessun marchio, nessuna etichetta e, soprattutto, nessun pezzo che avessi già visto utilizzato in qualche altro modello. Era un caso?

Ovviamente no, anzi, la traccia, scoprirò poi, era proprio questa.

Kohn marchio T

Il punto è che Kohn e Thonet hanno numerosi modelli costruiti con pezzi molto simili a quelli della nostra sconosciuta poltroncina ma nessuno vi corrisponde esattamente.

Piccoli ma significativi particolari diversi. Si è voluto curare i dettagli, modificare una curva, aggiungere una smussatura. Un caso anche questo?

O piuttosto, la volontà di seguire il progetto di una poltroncina importante, dove non si possono chiedere troppi sconti al progetto originario?

Traduzioni in legno curvato

L’esperienza e la storia del faggio curvato ci insegnano che alcuni modelli celebri nascono su progetto di importanti designer  realizzati in maniera tradizionale. Solo in un secondo momento, vengono affidati alle grandi del faggio curvato per una produzione di qualità ma accessibile, se non a tutti, a molti.

È l’ innovativo concetto di “democrazia del consumo” nato con la sedia Thonet n. 14, rimasto alla base della filosofia aziendale della linea curva.

Conosciamo infatti il caso della poltroncina n. 728 (nota come Fledermaus) nata in costruzione tradizionale su disegno di Josef Hoffmann per il sanatorio di Purkensdorf. Viene poi tradotta in legno curvato da Gustav Siegel per la J. & J. Kohn, versione con cui lo stesso Hoffmann arreda il Café Cabaret Fledermaus, a Vienna.

O ancora la poltroncina n.212 realizzata in faggio curvato dalla Società Antonio Volpe, che ricalca la versione prodotta da Portoix & Fix di Vienna su disegno di Max Fabiani.

È proprio seguendo questo ragionamento nel senso inverso che arriviamo a una poltroncina molto simile alla nostra, costruita in maniera tradizionale (ovvero a pezzi incastrati) dalla ditta Josef Niedermoser.

Obrich poltroncine

(a sin) La poltroncina di Adolf Loos per casa Turnowsky e la versione prodotta dalla Niedermoser su disegno di Joseph Maria Olbrich (a dx)

Nel 1902 Adolf Loos la utilizza nel suo progetto per casa Turnowsky e quest’ultima, a sua volta, ricalca quella presentata all’Esposizione di Parigi nel 1900 e disegnata da Josef Maria Olbrich nel 1898/99 per la sala da musica del Dott. Friedrich Victor Spitzer.

Ecco dunque l’arcano che si svela: la poltroncina è dunque attribuibile a Joseph Maria Olbrich, grandioso architetto, allievo di Otto Wagner, autore del progetto della famosissima “Casa della Secessione Viennese”. Il meraviglioso edificio dalla inconfondibile cupola di foglie dorate che a Vienna ospita le rivoluzionarie mostre del gruppo della Secessione .

 

Olbrich poltroncina n.796

La nostra splendida poltroncina Kohn modello n. 796 attribuita a Joseph Maria Olbrich

Le semplificazioni di un linguaggio di design

La sedia è proprio quella, con le modifiche necessarie e sufficienti per trasformarla in un capolavoro del faggio curvato. I cambiamenti sostanziali sono l’eliminazione delle barre laterali, la realizzazione del sedile e degli archi di collegamento della base in un unico arco che dunque passano all’interno dei montanti.

Più in generale una forte riduzione del numero di componenti, e dunque di incastri: operazione possibile solo grazie alla costruzione tramite curvatura del legno.

Pensate che una poltroncina di questo modello costruita tradizionalmente ha 32 pezzi raccordati con oltre 50 incastri. La versione in faggio curvato invece si compone di 10 pezzi e soltanto 4 incastri. Il resto lo fanno delle semplici e comode viti.

A differenza di quanto si possa istintivamente pensare, questo enorme scarto, va a vantaggio di solidità, durata nel tempo e velocità di costruzione: dunque di minori costi. Lo abbiamo appena visto analizzando il progetto della Superleggera di Ponti.

Grande soddisfazione dunque: la poltroncina è di un grande, anzi, di uno dei più grandi nello scenario della Vienna Felix dei primi del ‘900. Non poteva mancare alla mostra, via subito quindi con il restauro.

Restauro poltroncina Kohn

Di tassello in tassello

Necessitava la rimozione della tappezzeria non originale e inadeguata, la ricostruzione di uno dei cerchietti del ferro di cavallo in basso che sono non curvati .

In questo caso, è quindi sufficiente inserire un pezzo nel senso della venatura e rimuovere la vernice non originale che riguardava la quasi totalità della poltrona per poi ri-lucidarla a gommalacca. E così ho fatto.

Rimaneva il dubbio però su quale azienda l’avesse costruita. Fino ad ora nessuno aveva riprodotto una poltroncina di Olbrich.

Proprio mentre è in restauro, condividendo la foto con esperti e collezionisti, diffusa come si diffonde l’identikit di un colpevole, arriva il tassello (questa volta non di legno) che ci manca:
l’amico spagnolo Julio Vives, studioso ed esperto della storia della Jacob & Josef Kohn, ci mostra un catalogo per la Russia del 1907 della Jakob e Josef Kohn dove è presente proprio la nostra poltroncina con il modello n. 796.

E qui il cerchio si chiude. Sono questi i momenti in cui mi tornano in mente le infinite assurdità di cui parla Pirandello, che a volte alla fine sanno mostrarsi più vere del vero.

 

Kohn poltroncina

L’ultimo perchè

Un piccolo dubbio rimane ancora: come mai nessuna etichetta? Qui posso rispondere con l’esperienza.

Mi è capitato infatti di ritrovare alcune poltroncine Kohn con ancora la “veletta” di chiusura dell’imbottitura sotto il sedile, con incollata l’etichetta in carta direttamente sul tessuto.
In alcune di queste all’interno nessun altra etichetta o marchio. Siamo evidentemente in questa situazione.

Ora il mosaico è davvero completo. Una bella stoffa di Ottavio Missoni che riprende l’oro della casa della Secessione e la geometria a scacchiera del gusto del tempo e la nostra poltrona è al top.

Inutile dirvi che per me è stata una grande soddisfazione e che imparare a leggere gli oggetti, come facciamo nelle nostre expertise, è sempre un esercizio che aiuta a individuare le cose di valore che alla fine premiano sempre. E voi avete mai fatto acquisti d’istinto? E poi com’è andata?

Vi aspettiamo nei commenti.


Architetto prestato all’antiquariato, ho iniziato con una Thonet 17, poi ho cominciato a studiare il legno curvato e non ho più smesso. Ho tenuto conferenze, curato mostre, collaborato a riviste e libri con Giovanni Renzi quali Thonet 14 e Liberty, natura e materia. Collezionista e appassionato di restauro, ho uno studio-esposizione in Torreglia (PD) con un’ampia raccolta di oggetti a cavallo tra l’800 e il 900.

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  1. Gianni

    24 Giugno

    Alessandro,
    sono sempre molto interessanti questi tuoi interventi in cui parli dei percorsi di restauro di oggetti così belli. Qui la componente restauro è importante ma sicuramente secondaria. Questo mio è sulla tua domanda finale: gli acquisti d’istinto.
    Ebbene, per uno che non è di questo ambiente di appassionati il primo incontro con un pezzo “Thonet” che lo strega si traduce facilmente in un acquisto d’istinto. Ed è ben diverso da quello fatto da uno come te che di questi oggetti ha fatto una ragione di vita e scopre un pezzo non inquadrabile in quanto conosciuto. Per il primo tipo di acquisto d’istinto: è quello che successe a me un sacco di anni fa e di cui ho parlato in un commento al post “Le Corbusier e la poltroncina viennese”. Tra l’altro, a quel proposito, ho trovato ultimamente un mio appunto del 1971 (d’antiquariato anche quello?) che diceva così: “23/2 sedia Herbashet, 33”, intendendosi 33 come 33.000 lire. Per decenni non mi sono imbattuto in altri oggetti in legno curvato. Un tre anni fa ho visto su internet un bellissimo letto JJK e di nuovo d’istinto, d’accordo con mia moglie, l’abbiamo preso, a beneficio di mia figlia che aveva a disposizione una semplice rete con quattro gambe. Da questo secondo oggetto si è poi sviluppata la malattia di cui godo tutt’ora e penso davvero che ogni successivo oggetto da noi acquisito lo sia stato per istinto più che per ogni altra considerazione. E così sono contento.

    • Alessandro Scordo

      25 Giugno

      Buonasera Gianni,
      sono convinto che il tuo approccio sia in assoluto quello che dà più soddisfazione e che tale debba rimanere per un appassionato/collezionista di “legno curvato”. Ti sarai certamente accorto però, visto che è da un bel po’ che ci segui, che con la conoscenza il gusto si affina e si acquisisce la capacità di leggeere al meglio ogni singolo pezzo. Lo dimostrano i tuoi pertinenti e più che puntuali commenti ai vari nostri post. Una maggiore conoscenza ci porta agodere in maniera più piena e consapevole ogni singolo pezzo a prescindere dalla sua rarità e dal suo valore economico.
      Al prossimo ritrovamento dunque

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