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Nell’Austria Felix di Gustav Klimt, di Sigmund Freud e di Joseph Hoffmann, capitale culturale d’ Europa, il serpente compie la sua ultima metamorfosi e prende le forme persino di un oggetto all’apparenza banale come può essere un portaombrelli.
Sto parlando del rarissimo “Serpente Thonet”, frutto del desiderio per mercanti e collezionisti di tutto il mondo.
Eppure in questo oggetto di banale e di semplice non c’è proprio nulla. Nemmeno il suo restauro. Io l’ho toccato con mano e ora vediamo perché.
Il catalogo della Gebrüder Thonet del 1904
Il serpente con le zampe
Inserito a catalogo dalla Gebrüder Thonet nel 1904 come portaombrelli, vi rimane per pochissimi anni. Nel catalogo del 1911 non c’è già più.
Viene fornito sia con la vaschetta gocciolatoio in alluminio che senza, dunque come porta bastoni. In molti esemplari le vaschette sono infatti fissate alle zampe tramite due barre di ferro infilate in appositi fori. Nel nostro caso nessun foro.
Molto probabilmente 100 e più anni fa il nostro serpente è stato acquistato soltanto per riporci i bastoni da passeggio.
Un incanto per pochi
Nel catalogo non viene presentato tra le due file di portaombrelli in produzione ma in grande evidenza tra due scenografici paraventi. È un modello di lusso, il più costoso di tutti.
Costa ben 24 corone quando gli altri modelli vanno da un minimo di 7,40 a un massimo di 16 corone. Una cifra ragguardevole visto che con la stessa somma si possono acquistare ben quattro sedie mod. 14 o addirittura una poltrona a dondolo n. 10.
Ma questo oggetto non ha ferramenta particolari, non ha paglia di Vienna o imbottiture. Da dove deriva dunque questo prezzo?
Alla base del prezzo vi è sicuramente un costo di produzione molto elevato dovuto principalmente a due peculiarità costruttive:
⊗ La lunga spirale che forma il contenitore
La lunga spirale che forma il “contenitore” è costituita da due barre incollate insieme, per una lunghezza totale di ben 5,20 m. A queste, la coda e la testa sono poi raccordate con innesti “a fetta di salame”.
Questa spirale non genera banalmente un volume cilindrico ma restringe verso il basso e a questo restringimento corrisponde anche una rastrematura della barra che parte in prossimità della testa con una sezione di oltre 3 cm, e arriva alla coda con appena 2 cm.
Particolari non trascurabili. È proprio questo continuo cambio di sezione che conferisce agli oggetti d’epoca quella raffinatezza che produzioni recenti spesso non presentano, se non a costi elevatissimi, perché frutto di molta manualità.
Questo ricciolo gigante è di fatto una grande molla. Pensate che con una leggera pressione della mano si può fare rimbalzare e che addirittura si riesce a comprimerlo sino quasi a schiacciare completamente le spire una sull’altra.
Questa la magia della curvatura del legno dove l’elasticità è alla base dell’incredibile resistenza alle sollecitazioni. Un prodotto in legno curvato è flessibile, dunque indistruttibile.
⊗ La testa e le zampe
La testa e le zampe, alla base dei quattro supporti ad aste crescenti che sostengono il serpente, sono praticamente scolpite sul legno; a mano, una per una.
Occorre un operaio specializzato e parecchio tempo. Dunque un notevole costo.
(a sin) Scarico – (al centro) Caricato di 5 Kg – (a dx) Caricato di 10 Kg
Studio di un restauro perfetto
Ma veniamo al restauro, consapevoli che solo la conoscenza ci permette di non fare errori e di mettere a punto un restauro Thonet di valore con tutti i crismi.
Dopo avere scandagliato i cataloghi del tempo, libri, manuali, video in rete e aver preso più informazioni possibile su epoca, costruzione e caratteristiche specifiche del nostro serpente, cominciamo a individuare dove intervenire e in che modo.
Diagnosi di un serpente
Un attento esame assieme ad aspetti positivi quali l’assenza di tarlo, la non deformazione delle curvature, la presenza delle viti originali, evidenzia due problemi ben precisi:
⊗ Le zampe sono incomplete ovvero mancano le “dita” laterali realizzate con pezzi affiancati all’asta curvata. Questa costruzione, determinata da esigenze di curvatura, manifesta nel tempo questo tipo di problema soprattutto per la rigidità della colla animale utilizzata al tempo che male assorbe i movimenti della parte curvata.
⊗ La tinta non è originale. Le superfici zigrinate di incollaggio delle parti mancanti delle zampe sono infatti colorate di nero e quella probabilmente fu l’occasione in cui tutto l’oggetto fu grossolanamente tinto. Il nero infatti ricopre a malapena le parti a vista dall’alto. Se guardato capovolto il serpente è biondo.
Occorre dunque ricostruire le zampe e ripristinare la tinta originale, in questo caso il faggio naturale.
Se con il serpente ce la caviamo con un’accurata sverniciatura e qualche re-incollaggio, per le zampe la questione è più complessa.
Ricostruzione delle zampe
Recuperate alcune foto di altri esemplari e le misure a cui arrivare non ci resta che incollare due pezzi grossolani di faggio da cui tirare fuori la parte mancante esattamente come cent’anni fa.
Ho voluto usare dei pezzi di parquet in faggio di recupero, vecchi più di 80 anni. Questo offre compattezza e ossidazione simili a quelli del faggio del serpente e dunque una integrazione cromatica più armonica.
Ora, con riferimenti certi, un pò di mestiere e tanta pazienza, oggi come allora ci mettiamo al lavoro. A mano, con lime, scalpelli e carta vetrata, diamo forma alla nostra zampa seguendo l’armonia di ciascun pezzo originale perché ovviamente, neanche in origine le zampe erano esattamente uguali una all’altra.
La giusta finitura
Parecchie ore di lavoro, le mani indolenzite, e tutti i pezzi sono pronti per la lucidatura. Dunque via con la gommalacca, un attento rimontaggio con le viti originali tenute da parte, e il nostro serpente è di nuovo sulle sue zampe in forma smagliante.
Pronto per farsi ammirare alla nostra mostra di aprile. Gli stiamo preparando il giusto spazio e una posizione molto speciale dove potrete ammirarlo in tutto il suo splendore. E, perché, no anche toccarlo, se saremo lì con voi.
Il suo morso non uccide ma per certo incanta. E voi, saprete resistere alla tentazione del serpente?
Gianni
21 Marzo
Alessandro,
veramente interessantissimo il lavoro di restauro di questo pezzo superbo: lo era già anche prima, ora è veramente splendido; varrebbe la pena avere un museo per mettercelo dentro. Certamente tu conosci il filmato https://www.youtube.com/watch?v=dGMs-Ia6sos in cui un serpente uguale viene descritto (purtroppo in tedesco) e ammirato da tre persone che se lo rigirano come fosse una reliquia; in ogni caso lascio l’indicazione per gli amici che non lo conoscono. Ci hai dato una documentazione completa (alla molla non avevo proprio pensato) del tuo accorto operare. Aspetto di vederlo dal vivo. Grazie. Ma dove lo si trova un parquet d’epoca? e per di più in faggio?
Manuela Lombardi Borgia
22 Marzo
Ciao Gianni! Il video l’abbiamo visto ma era in tedesco per cui ho pensato di non inserirlo 🙂 Hai fatto bene a mettere il link. Ti sei perso il filmato del raptus da restauro del serpente di Alessandro. Lui non lo sa ma prima o poi lo pubblicherò!