Chi lavora con le mani è un operaio,
chi lavora con le mani e la testa è un artigiano,
chi lavora con le mani, la testa e il cuore è un artista.
( Francesco d’Assisi )
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Per questo motivo, credo che oggi sia ancora più importante riscoprire questo rapporto armonico proprio dell’artista, che San Francesco descrive così bene.
Anche se io non sono un artista in senso stretto, provo a mantenere questo approccio, convinto che nelle mani siano le nostre radici, nel cuore il nostro entusiasmo e nella testa il nostro futuro.
Oggi voglio parlarvi del restauro di un porta spartiti che ha richiesto un grande equilibrio tra questi tre ambiti dell’essere e che mi ha fatto molto riflettere su come un restauro di valore non dipenda solo dalla manualità ma scaturisca da un rapporto armonico tra conoscenza, mestiere e passione.
Il caso da studiare
Parliamo di un porta spartiti Thonet, un oggetto particolare che sottende tutto un mondo di cui vi ho già parlato quest’estate. In questo caso, di un modello geometrico, razionale, che entra a catalogo nel 1904, affiancando modelli più riccioluti dell’800.
Se l’oggetto è costruttivamente semplice, il tempo e alcuni incidenti hanno provocato 3 problemi piuttosto evidenti che mi hanno messo a dura prova:
• Il compensato con cui è costruito il “fondo” è deformato e completamente scollato
• I 4 cerchi realizzati tramite curvatura sono deformati e scollati
• Tutte e 6 le curvature degli spigoli superiori dei 3 setti sono scoppiate esternamente e già maldestramente re-incollate.
Mentre la testa dice che il compensato si può sostituire, gli anelli si possono fare nuovi, torniti (tanto non sopportano alcun peso, insomma, non serve siano curvati), il cuore chiede rispetto per l’autenticità di queste parti e per questo linguaggio messo a punto in più di 100 anni di impegno e dedizione.
Per fortuna che, nel frattempo, le mani cercano una soluzione per riappacificare testa e cuore. Ed ecco il resoconto del mio intervento.
Il restauro del compensato
Solo pochi anni fa e, per qualcuno ancora adesso, restaurare il compensato poteva suonare come una specie di eresia. Ritenuto un pessimo materiale e segno distintivo di prodotto scadente, è considerato l’opposto negativo della qualità, identificata nel “ puro legno massello”, magari anche bello pesante.
Se invece partissimo dal termine “compensato”(nome comune attribuito al multistrato sottile), capiremmo come possa invece essere un prodotto di grande qualità.
Inatti, si chiama così perché è costruito tramite incollaggio di strati di legno sovrapposti a fibre incrociate e dunque (compensa), anche nella direzione ortogonale, le caratteristiche del legno, fornendoci un prodotto che resiste in maniera uniforme a tutte le sollecitazioni in tutte le direzioni.
Il tutto con spessori molto ridotti che consentono grande flessibilità e quindi utilizzo per pannellature curve, leggere sia nell’accezione di peso che di estetica.
Non a caso diventa un elemento fondamentale nelle “poltroncine moderne” della Secessione. Sarà Josef Hoffmann prima di tutti che nel 1902 con la poltroncina n. 720 sdoganerà l’uso di questo materiale per la costruzione di mobili preziosi ed eleganti.
Rivalutato il nostro compensato e rimossi dunque con attenzione i 3 sottili strati di legno, li ho temporaneamente tenuti insieme con del nastro adesivo e re-incollati uno sull’altro tramite pressatura.
Il compensato riottenuto non sarà perfetto ma è il suo e inoltre ci ha permesso di salvare l’etichetta originale che sappiamo essere molto importante nelle expertise. Un lavoro di cui essere decisamente soddisfatti.
I cerchi e la memoria del legno
I 4 cerchi scollati e ormai completamente deformati sono stati risolti con la testa, andando a costruire uno stampo che per funzionamento ripropone quanto avveniva durante la curvatura più di 100 anni fa.
Una forma e una contro-forma appositamente ricavate, da un lato permettono di comprimere i due lembi a “fetta di salame” e dunque di re-incollarli, dall’altro riportano il legno nella forma circolare regolare originaria.
Il cuore direbbe: “il legno conserva memoria” ovvero tende, entro certi limiti, a ritornare nella forma originaria. Dicendolo con la testa: lo stress che hanno subìto le fibre in termini di trazione e compressione durante la curvatura, ne ha modificato la struttura che risulta più pronta a ritornare nella posizione di curvatura originaria.
Le scoppiature e i tasselli “cerotto”
Come si può intuire, la parte esterna delle curve è la più predisposta a scoppiature determinate dalla grande trazione delle fibre. Non a caso durante la curvatura le fibre esterne venivano trattenute da una lamina di alluminio giustapposta manualmente durante l’inserimento nella cassaforma.
Spesso però nel tempo una particolare secchezza dell’ambiente, magari associata a botte o cadute dell’oggetto, provoca questo tipo di problema.
Gli interventi in questo caso sono di due tipi, in base alla gravità:
laddove la fessurazione è superficiale, una buona stuccatura può essere sufficiente. Quando invece raggiunge strati relativamente profondi occorre effettuare un tassello “a cerotto” che colleghi le due parti del pezzo.
In questo caso, una stuccatura nel tempo presenterebbe nuovamente il problema, anche se sicuramente più comoda e veloce da fare. Dilatazioni termiche e movimento di parti relativamente spesse di materiale scollegate, comporterebbero lo staccarsi dello stucco e il ripresentarsi della crepa.
Ecco perché ho scelto caso per caso il giusto intervento.
Un restauro da vero artista
Una lezione di vita
Siamo arrivati in fondo. Ora riprendiamo la tinta, in questo caso con l’anilina mogano come all’epoca, e rilucidiamo a gommalacca. Testa, mani e cuore hanno finito di litigare e il risultato è un oggetto bello, funzionale e assolutamente originale, degno della nostra mostra a Milano.
Certo, occorre tempo, pazienza e fatica ma credo che con questi oggetti di qualità in legno curvato ne valga sempre la pena e che solo un restauro documentato messo a punto caso per caso ne conservi il valore e ne esalti la bellezza.
Spero di avervi trasmesso parte di questa esperienza e soprattutto la voglia di seguire il consiglio del sociologo Vincenzo Moretti che in tempi di società liquida o addirittura volatile, ci riporta alla concretezza scrivendo:
Dove tieni la mano devi tenere la testa,
dove tieni la testa devi tenere il cuore.
E voi, vi siete mai trovati di fronte a un dilemma simile? Se sì, raccontatecelo nei commenti.
Elisa Furlan
12 Maggio
L’arte, la professionalita e la passione per il proprio lavoro fanno la differenza in ogni campo.
Grazie per questo contributo.
Manuela Lombardi Borgia
12 Maggio
Alessandro è più che un artista e il risultato si vede, si vede tutto.
Bianchi Catia
12 Maggio
Bravo Alessandro, il tuo lavoro e l’amore per riportare in vita la storia mi hanno emozionato nel tuo racconto.
Grazie
Alessandro Scordo
13 Maggio
Grazie Catia, la bellezza delle cose oltre che dal pensiero che le ha crate dipende molto anche dalle tecniche con cui sono costruite.
Ripercorrere un restauro è una buona occasione per allenarci a riconoscere la qualità negli oggetti.
Mi fa piacere che questo messaggio ti sia arrivato.