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Così scrive entusiasticamente Amelia Sarah Levetus, storica e giornalista, riferita al Sanatorium di Purkersdorf appena terminato.
Un’opera ritenuta fondamentale nel percorso evolutivo del Movimento Moderno e del suo linguaggio architettonico, anche se agli inizi ha generato non poche perplessità.
In una zona boscosa ai margini occidentali di Vienna, sorge questo edificio che nella sua autobiografia, lo stesso Hoffmann descrive come «privo di alcuna pretesa artistica e stilistico-decorativa.»
Un immobile dove l’architetto si sente «assoggettato a una stretta necessità, cioè a esigenze medico-igieniche».
In verità, queste sue parole e l’idea che abbiamo quando parliamo di un “sanatorio” sono in contrasto con la realtà dei luoghi e dell’intero edificio che sembra pensato per un soggiorno più che per una degenza.
Accanto agli ambienti tecnici dei gabinetti dei medici, troviamo sale da soggiorno, lettura, gioco (un locale per il ping pong e uno con un biliardo), per concerti o per ricevere e scrivere la corrispondenza.
Anche qui, in un luogo dove la malattia doveva farla da padrone, si respira l’aria della Austria Felix.
Innovazione nel progetto edilizio
Anche nella composizione architettonica Hoffmann si dimostra, ancora una volta, precursore degli indirizzi moderni. Non è un caso che solo 2 anni dopo il termine dei lavori, l’innovativa copertura piana del Sanatorio sarà modificata in una classica, a falda.
D’altronde pensiamo allo scalpore che suscitò la stessa tipologia di copertura piana, ben 20 anni più tardi, per la nuova costruzione del Bauhaus di Walter Gropius in Germania!
Per il sanatorio, Hoffmann adotta una soluzione architettonica caratterizzata da «muri semplici, lisci, chiari che possono avere una sola decorazione, e questa decorazione sono le finestre …»
Utilizza il calcestruzzo armato solo per le travi e i solai, secondo il sistema innovativo Hennebique, mentre i muri sono ancora costruiti con i mattoni in maniera tradizionale. Le travi vengono lasciate a vista all’interno dei vari saloni e dei locali del Sanatorio, segnate da piccole decorazioni.
L’orditura delle travi e il loro posizionamento diventa un elemento morfologico fondamentale delle sale. I disegni geometrici che si costruiscono sui soffitti (quadrati e rettangoli) vengono ripresi nelle finestre così come negli arredi. Anche le pavimentazioni vengono pensate con decori e disegni geometrici.
Il pensiero dell’architetto arriva così in ogni angolo nascosto dell’edificio e non solo: progetta tutti gli accessori fino agli utensili da cucina e alle posate, utilizzate dagli ospiti del Sanatorio. Un’attività possibile solo grazie alla capacità di spaziare per campi diversi, dall’architettura alle arti decorative, proprie di Hoffmann e degli architetti viennesi di questo incredibile periodo.
Josef Hoffmann e Koloman Moser
In questo progetto, che dura dal 1903 al 1905, l’apporto di Koloman Moser è fondamentale. Il Sanatorio di Purkersdorf viene pensato quando la Wiener Werkstätte è già stata fondata ed è operativa. Tutti gli arredi e gli accessori (tranne che per alcuni sedute) vengono prodotti e forniti dalla Wiener Werkstätte stessa.
In questo ambito è difficile separare l’opera di Hoffmann da quella di Moser. È probabile che molti arredi o accessori attribuiti a Hoffmann siano in realtà di Koloman Moser. I “salons” per gli uomini e le signore sono suoi, ad esempio.
Di certo il segno grafico di Moser è stato fonte di ispirazione per il collega: pensiamo ad esempio all’utilizzo che Moser fa del quadrato già nel simbolo della Jacob & Josef Kohn di inizio secolo.
Il modello n. 322 della Jacob & Josef Kohn
Uno dei pochi oggetti non prodotti dalla Wiener Werkstätte, sono le sedie utilizzate per la sala da pranzo e per le verande del Sanatorio. Si tratta della serie n. 322, prodotta dalla Jacob & Josef Kohn.
Le sedie appaiono nelle foto del Sanatorio dell’aprile del 1906 mentre nello stesso periodo le poltrone vengono utilizzate (e immortalate in una foto) all’Esposizione di Milano nel padiglione austriaco nella Sala della movimentazione forestieri .
Scorrendo la documentazione della celebre azienda viennese, il tavolo appare nel catalogo di quello stesso anno mentre sedia, divano e poltrona nel supplemento del 1907.
Salta però all’occhio che i modelli n. 321, 324, 325 e 327 siano già presenti nel supplemento del 1902 mentre la n. 330 appare nel catalogo del 1904. Prima del 1906 del modello n. 322 invece non c’è nessuna traccia.
Josef Hoffmann firma gli splendidi modelli n. 332 prodotti dalla Jacob & Josef Kohn
Una sedia davvero particolare
La sedia utilizzata nel Sanatorio ha più particolarità. Le sfere applicate sotto al sedile sono presenti in tutte e quattro le gambe e non solo in quelle frontali, come nel modello Fledermaus e nella poltroncina rivoluzionaria.
Le gambe anteriori sono dei cilindri perfetti. Non hanno cioè torniture o parti in ottone. Sono di forma geometrica distanti anni luce da ogni altra gamba prodotta nello stesso periodo sia in legno curvato a vapore che con tecniche di ebanisteria tradizionali.
Lo schienale è formato da una cartella di compensato traforato con due file di fori paralleli. Una sedia e una poltrona estremamente rare che ho avuto il piacere di provare solo a Vienna nella galleria Bel Etage di Wolfgang Bauer.
Il mistero della Sitzemachine a Purkesdorf
Alcuni libri e autori riportano che la Morris-Chair della Jacob & Josef Kohn, il modello n. 669 denominato Sitzemachine, fosse all’interno del Sanatorio di Purkesdorf nella grande Halle. A quest’altra icona della linea curva dedicheremo presto un post.
Anche questo modello ha una cartella simile nello schienale che ricorda il modello n. 322, anche se nella n. 669 non era visibile se non dal retro per la presenza di un grande cuscino. Io non ho trovato foto d’epoca che posizionino questa poltrona all’interno del Sanatorio.
A me risulta che le prime apparizioni siano all’esposizione di Earl’s Court e a Milano nel 1906 e, in seguito, alla Kunstschau di Vienna del 1908.
A oggi sembra una di quelle invenzioni del mercato antiquario degli anni ‘80 che tanta confusione ha portato nella datazione e nella attribuzione degli oggetti di design in legno curvato a vapore. Un esempio per tutti, il dondolo n. 267 della Società Anonima Antonio Volpe da Udine.
Anche se sarei ben contento di essere smentito in futuro e quando accadrà, sarà ancora una volta una grandissima emozione. E voi, conoscevate già la storia del progetto di Purkensdorf? Vi aspetto nei commenti.
Gabriele
5 Luglio
Buongiorno, complimenti per l’approfondimento sul sanatorio. Peccato non conservi più gli arredi originali. Anche la struttura architettonica ha subito nel tempo vari interventi; per fortuna pochi anni fa, dopo un lungo periodo di abbandono, è stato restaurato, rimuovendo anche un piano che era stato aggiunto tempo addietro. Sono stati reintrodotti gli arredi della Wittmann (mobili, lampade, ecc.) ed è divenuto residenza per anziani. Grazie ancora per i preziosi spunti e le sempre puntuali informazioni che riuscite a dare. Buona estate. Gabriele
Manuela Lombardi Borgia
5 Luglio
Grazie a te Gabriele che ci segui sempre con attenzione. Abbiamo visto che è tornato operativo e che hanno cercato di effettuare un restauro il più possibile conservativo. Qui ci sono delle bellissime foto sia d’epoca che contemporanee. Per fortuna che hanno recuperato questo patrimonio per la storia non solo del legno curvato ma dell’architettura moderna tutta. PS Buona estate anche a te. Noi continueremo a lavorare per cui continua a seguirci.
Viola
16 Agosto
È possibile visitarlo?
Manuela Lombardi Borgia
16 Agosto
Buongiorno Viola, sembrerebbe di no. Oggi è una residenza per anziani e sul sito ufficiale non si cita questa opportunità. In ogni caso gli ho scritto ponendo specificatamente la domanda. Vediamo se rispondono! Nel caso, ti informo subito.
Manuela Lombardi Borgia
16 Agosto
Mi hanno risposto! Veloci e professionali, la Sig.a Martha Lacusta mi ha detto che è in corso una importante ristrutturazione tanto che l’edificio è chiuso e lo sarà verosimilmente fino all’inizio del prossimo anno. Quando riaprirà, sarà possibile visitarlo previo contatto con l’Amministrazione e su appuntamento. L’indirizzo mail a cui ho scritto è Verwaltung1@hoffmannpark.at. Spero di esserti stata utile e se pensi di andarci, tienici informati. Dopo una ristrutturazione così imponente, sarà magnifico!
Mauro Volpato
10 Gennaio
La Sitzmachine 669 mi sembra non avesse lo schienale in compensato a “quadri” ma in paglia di Vienna.
La 670 aveva lo schienale a “quadri” e penso che i cuscini li avessero tutte perche’ altrimenti sarebbe stato impossibile poggiare la schiena e comunque usarle come
poltrone.
Non capisco allora come siano spariti tutti i cuscini ( in crine di cavallo) in quanto quasi tutte sono fotografate e vendute senza.
Vorrei sapere anche se sia reperibile sul mercato un dondolo Thonet n.7500 ed eventualmentea che prezzo.
Grazie .
Giovanni Renzi
10 Gennaio
Si Mauro, il modello 669 era con la paglia. Poco conosciuto, è difficilmente reperibile. Probabilmente questo modello poteva essere utilizzato anche senza cuscino posteriore. Così come è vero che la Sitzmachine è normalmente fotografata senza il cuscino anche nelle produzioni recenti che replicano l’originale. Una eredità di un mercato antiquario che negli anni Settanta e Ottanta ha attribuito e spinto alcuni oggetti con attribuzioni errate e simbologie iconiche costruite per vendere e non per informare e trasmettere la Storia del Design. Per quanto riguarda la chaiselongue 7500 ci contatti via mail in modo che possiamo darle tutte le indicazioni richieste. La mail è giovanni@legnocurvatodesign.it.