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La passione che ho per questo linguaggio di arredo si è mantenuta vigorosa anche per le continue scoperte che hanno contraddistinto la mia ricerca di decenni.
Ricerca che ancora oggi continua a regalarmi grandi emozioni e soddisfazioni e ad aggiungere tessere al magico puzzle del linguaggio che ha dato origine al design nell’arredo.
L’ultima clamorosa scoperta è di poche settimane fa e riguarda una delle sedie capolavoro del legno curvato: la sedia che Adolf Loos ha disegnato per il Café Museum.
Eccomi dunque a condividerla con voi.
Un oggetto che marca un’epoca
Un oggetto che non dovrebbe mai mancare in una collezione di oggetti in stile Thonet è la sedia disegnata da Adolf Loos per il Café Museum. Non dovrebbe mancare non solo per la sua bellezza ma perché è il modello che segna una svolta.
Da questo momento infatti, sempre più spesso, i modelli nei cataloghi delle più grandi aziende di mobili in legno curvato saranno frutto del genio creativo dei maggiori architetti e artisti della Vienna “centro del Mondo”.
La maggior parte di essi si adopereranno nei nuovi mobili moderni. Loos invece pensa la sedia n.255 ancora con il classico linguaggio delle tradizionali sedie thonet. Sezione tonda, paglia, curve armoniose, leggerezza.
Questa sedia insieme alla poltroncina n.712 (la B9 della Thonet tanto amata da Le Corbusier) marcano un’epoca, quella che Stefan Zweig racconta mirabilmente ne “Il Mondo di ieri”.
La sua sedia ha molto in comune con la classica n. 14. Ma, come ben scrive Alexander von Vegesack sul volume “Bentwood and metal furniture: 1850-1946”:
Loos infonde una nuova vitalità in quello che è il maggior oggetto di design anonimo del secolo.
La sala da biliardo del Café Museum a Vienna sulla rivista Dekorative Kunst, 1899
Il Café Museum a Vienna
Una prima scoperta è che Adolf Loos arriva a essere incaricato per il progetto per il Café Museum grazie a Max Fabiani. Riportato dal fabbricante di biliardi Seifert, questo accadimento è una notizia certa.
Fabiani, da membro della giuria del concorso bandito dalla rivista “Der Architekt” nel 1898, incontra Loos, vincitore del secondo premio. Fabiani non è contento del vincitore, l’architetto Von Dahlen, e forse per questo suggerisce il nome di Loos come progettista per il nuovo caffè.
Quasi un risarcimento per non essere riuscito ad attribuirgli il primo premio.
Lo sappiamo già, Loos vede la sedia Thonet come unica sedia adatta al vivere moderno, senza fronzoli e inutili orpelli e decori. Lo scrive chiaramente in “Ornamento e delitto” del 1908.
Il suo locale riprende il classico caffé viennese e sedie e tavoli non potevano che essere in legno curvato a vapore.
La sedia è una derivazione di altri modelli già presenti in catalogo della Kohn (la n.55 e la n.248) ma con proporzioni e modifiche mai ritrovate in nessun altro modello.
La pagina del catalogo della Jacob & Josef Kohn del 1902
Nome proprio: modello n. 255
Le cose hanno dei nomi, e tendiamo a usare i nomi delle cose come se fossero solo dei nomi di cose. Ma i nomi racchiudono una storia, e pronunciandoli evochiamo quelle storie senza rendercene conto. (Martín Caparrós)
Ma è nel catalogo della Jacob & Josef Kohn che si trova la scoperta più importante: la sedia che per tutti è sempre stata definita con il nome del suo designer è presente nel catalogo del 1902 con il modello n. 255.
Finalmente la sedia ha un nome proprio. Sparisce presto dal portafoglio d’offerta della Jacob & Josef Kohn.
Il suo inserimento nel catalogo è raro; la troviamo nella pagina del 1902 che pubblichiamo per la prima volta, e poi viene inserita solo nel catalogo del 1906. Forse per questo motivo la bibliografia non riporta mai il numero vero di catalogo.
Gli unici modelli di questo tipo che ho avuto la fortuna di trovare provengono da Parigi: qualche anno fa ho acquistato due modelli n. 255 con l’estremità delle gambe ricoperte da una “scarpina” di ottone. Una particolarità mai più rivista.
Loos in effetti è il primo ad associare l’ottone al legno, un esempio sono i tavoli all’interno del Café Museum.
A Parigi sono andato e tornato in treno e il viaggio di ritorno con le due sedie in cuccetta con me lo ricorderò per sempre, ma ancora di più, se lo ricorderanno i miei sconosciuti compagni di viaggio.
Una sedia contemporanea
Troppo bella per scomparire, questo modello viene replicato dal 2002 dalla Gebrüder Thonet Vienna (GTV).
Intorno al tavolo della cucina Manuela ed io ne abbiamo due versioni: una laccata nera con sedile in compensato e una color miele con la seduta in paglia di Vienna fatta a mano. Quest’ultima lucidata a gommalacca come gli oggetti storici dopo essere riuscito a comprarne una grezza dalla società viennese. Una vera chicca!
Sulla Loos ogni anno si accomodano i nuovi premi Nobel, che firmano la sedia laccata bianco, dopo aver ricevuto l’ambìto premio.
Mi piace pensarlo come un riconoscimento a un oggetto che ha segnato la storia del design nel mondo dell’arredo perché la bellezza salverà il mondo se il mondo salverà la bellezza. E noi a questo crediamo con tutto il cuore.
La sedia di Adolf Loos nella proposta della GTV Design in versione laccata bianca
Gianni
28 Agosto
Giovanni, ne approfitto per ringraziare te e gli altri curatori di questo blog per le innumerevoli notizie sui riccioli e l’ambiente da cui sono nati, in cui si sono sviluppati, in cui sono stati usati
Circa la seggiola di cui parli qui, e che è già stata parzialmente oggetto di una altro intervento: è veramente uno spettacolo. Ottime le foto da cui ho potuto apprezzare i particolari. A me strega anche la vista laterale con i due legni dello schienale che “cantano” su due ottave diverse (un po’ come avviene anche nella 14, ma qui l’effetto è più accentuato), ma la sezione di questi anziché tonda non è ellittica?. Intanto, a quel che mi risulta, è l’unica sedia dell’epoca in cui il piano di seduta è “modulato” (come nel dondolo a uovo Volpe); sia sul piano di seduta, sia nel bordo sotto. Pensavo che si trattasse di un “apocrifo” del modello prodotto a questi giorni, ma vedo che è proprio originale. Come mai secondo te lo spunto, di grande effetto, non è mai stato ripreso?
Io trovo il modello anche sul catalogo JJ Kohn del 1906 che è riportato sul libro del Portoghesi; in cui la cattiva stampa non permette di cogliere i particolari. In ogni caso la produzione deve essere durata poco.
Un’altra osservazione: come può questo modello “non mancare in una collezione di oggetti in stile Thonet” se è di così rarissimo reperimento? In pratica se tu, nella tua carriera, ne hai trovate due, io non riuscirò certo a trovarne una in tempi umani. Da qui una proposta: attraverso le conoscenze che l’essere ben piazzati nel mondo dei riccioli vi comporta, non potreste vedere di far avere alle poche (lo desumo da quanti seguiamo il blog) persone interessate un modello grezzo da finire come meglio si crede?
Giovanni Renzi
28 Agosto
Buongiorno Gianni, grazie per il tuo intervento. La sezione della sedia diventa quasi ellittica dopo il lavoro manuale dell’operaio come puoi vedere in un video che abbiamo già prodotto. Un lavoro lungo e di precisione che comporta un aumento dei costi notevole. Anche la lavorazione del sedile comporta una lavorazione e sagome speciali. Sei stato molto attento a fare il raffronto con il dondolo della Volpe. Complimenti. Il modello sul catalogo del 1906 non è il n.255 ma un modello simile (il n.248). Per il catalogo del 1906 hai ragione. Correggerò l’articolo. Chiaramente la frase sulla collezione è riferita alle collezioni museali e non quelle private. Però qualche modello originale a Vienna si può ancora trovare. Il prezzo è molto elevato. La Thonet non vende modelli grezzi. Io ho avuto molta fortuna e ho approfittato anni fa per averne una ma è molto difficile che riesca a convincerli ad averne altre. Comunque proverò e ti saprò dire. Per quanto riguarda chi segue il blog non mi sembra proprio che siamo in pochi. Staiamo parlando di oltre 24.000 pagine viste e oltre 4.000 persone che ci seguono. Mi sembra quindi che siamo in buona compagnia.
Cecilia
15 Ottobre
Hello, Giovanni! last month I bouth three chairs at a local auction, just because they looked beautiful. I didnt know about the J&J Kohn seal, until later on, when another buyer at the auction house told me. I always heard about Thonet, but didnt know there was another factory in Wien at the same time, doing similar furniture. Is there a way to find a catalogue online of them? I´d love to know when and by who were they designed. Two of them are in perfect condition; the third one only needed to lose a bit of darkened varnish.
I´m sorry I dont speak italian, I should, it´s a lovely language and I studied a bit in highschool.
Thanks!
Hola, Giovanni! el mes pasado compré, en un remate local, tres sillas muy bonitas. Nunca había escuchado hablar de J&J Kohn, pero otro ofertante me lo señaló en ese momento. Hasta ese momento no sabía que existía otro fabricante en Viena de estas sillas, además de Thonet.
Se puede encontrar un catálogo en la web? me encantaría saber cuándo y por quién fueron diseñadas mis sillas; dos de ellas están en perfectas condiciones, la tercera solo necesitaba que le sacáramos un poco de barniz.
Lamento no hablar italiano, aunque lo estudié en el liceo.
Gracias por la respuesta.
Manuela Lombardi Borgia
15 Ottobre
Hi Cecilia, thanks for writng us! Jacob & Josef Kohn was founded by father and son and soon became the major competitor of Gebrüder Thonet. Futhermore, at the beginning of the XX century they became the leader in bentwood furniture. They were also particularly addressing Latin America and Spanish markets, therefore it could be easier to find furniture of this brand. It’s a beautiful story. One of the major historical researcher about Kohn is our friend Julio Vives Chillida. He writes about it in his blog https://muebledeviena.com. It is even in Spanish, so maybe easier for you. Anyway, if you want to send us some pictures of your chairs, we can help you in understanding which model they are. The mail is manuela@legnocurvatodesign.it. Thanks again.
Becker Claude
17 Marzo
Bonjour,
J’ai à disposition une chaise N°33 JJK, avec pieds laiton avant, dans son état d’origine.
Manuela Lombardi Borgia
18 Marzo
Bonjour a toi. Nous connaissons bien le modèle, nous en avons eu au fil des ans.