Chi vede correttamente la figura umana? Il fotografo, lo specchio, o il pittore? (Pablo Picasso)
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Ma le specchiere Thonet sono state utilizzate in un’infinità di situazioni e di cose ne hanno viste molte durante la loro lunga e ricca vita.
Oggi proviamo a ripercorrerne la storia e le evoluzioni della linea curva che ci portano fino ai nostri giorni. Del resto il fascino del riflettersi in uno specchio è da sempre un mistero, fonte di gioie, di dispiaceri e di riflessioni.
Curioso il fatto che riflettere nella lingua italiana significhi rimandare indietro un’immagine o un flusso di energia e nel contempo rivolgere la mente a qualcosa su cui soffermarsi con attenzione.
Ma non divaghiamo. Torniamo alle nostre specchiere che di magico hanno davvero tanto da raccontare, partendo dall’inizio: la specchiera denominata (guarda caso) psiche.
La specchiera psiche Thonet nel film francese “Landru”
Psiche come specchiera
La psiche è il modello di specchiera più conosciuto dell’800, quello che ha avuto il maggior successo. Nei cataloghi della casa viennese è presente sin dagli anni 80.
In questo modello la specchiera viene montata su due montanti riccioluti che sorreggono lo specchio basculante con quattro piedi con rotelle. La cornice dello specchio ha due piastrine in ferro affogate ai lati, su cui si innesta la vite che permette il movimento alla specchiera.
Una di queste specchiere è visibile in un film francese sulla storia del “mostro” Landru.
Lo stesso specchio si trova in versione da muro. Lo riconoscete in quanto è mancante delle piastrine in ferro.
Come mettere a fattor comune
L’idea di utilizzare parti di mobili o curve per più prodotti è una delle caratteristiche della produzione Thonet. Lo abbiamo trovato più volte, ad esempio nel recente post sugli attaccapanni.
Ne è un altro esempio la rarissima specchiera a muro derivata dal parascintille modello n. 1. Di questa specchiera se ne conoscono solo due esemplari entrambi provenienti dal mercato francese.
Sotto la tavoletta che ricopre posteriormente lo specchio, entrambe portano una specie di maglia finissima, di colore bianco, necessaria a distanziare il legno dal retro dello specchio.
Anche questo oggetto ha una storia davvero singolare. Una delle due specchiere Manuela ed io l’abbiamo trovata lo scorso anno in Piemonte e quando l’abbiamo aperta, abbiamo trovato all’interno un giornale francese della fine dell’800.
Quasi contemporaneamente, un amico collezionista di Parigi trovava esattamente lo stesso modello di specchiera. Ce lo ha detto quando è venuto a trovarci qualche mese fa durante il Salone del Mobile di Milano. In una settimana, due oggetti rarissimi hanno trovato una nuova casa in cui abitare.
Si pensa che questo sia un modello eseguito per una esposizione universale di Parigi, in tiratura limitata, in quanto ad oggi non abbiamo alcun riferimento nei cataloghi conosciuti.
Un’incredibile corrispondenza. Chissà cosa ne avrebbe pensato Karl Gustav Jung, maestro sulle coincidenze significative.
E se non fosse una (vera) specchiera?
In verità, un terzo esemplare è visibile sulla sovracopertina del libro di Paolo Portoghesi e Giovanna Massobrio “Casa Thonet”. Si vede una bella signora, di spalle, che si specchia proprio in questa specchiera.
L’Arch Portoghesi però, durante l’intervista per il nostro blog, ci ha rivelato che quella specchiera l’aveva costruita lui modificando un parascintille molto malmesso. L’unica differenza con i due modelli originali, e che Portoghesi non poteva sapere, è che lo specchio è inseritonon solo nel rettangolo centrale ma occupa anche gli spazi della cornice laterale.
Dopo un centinaio d’anni, non sapendolo, aveva fatto lo stesso percorso creativo di August Thonet. Non potete immaginare la sua felicità quando glielo abbiamo fatto notare, lui che dello stile Thonet ha fatto un credo e un principio.
Anche in questo caso la presenza di fori dei montanti vi può far capire se è un oggetto originale o modificato.
La specchiera Thonet n. 31
Evoluzioni di linea curva
Nel 1904 la Thonet inizia a produrre anche le specchiere nel nuovo gusto moderno. Tipico del gusto liberty che conosciamo noi, in Italia e in Francia, è la specchiera consolle modello n.31.
Il Zentral Anzeiger, il giornalino interno della casa viennese, presenta questo modello nel giugno del 1904. Costruita nella fabbrica di Bystřice pod Hostýnem, i colpi di frusta e movimenti dell’Art Nouveau si sprecano per questo modello che arriva in altezza a ben 2,45 mt.
Altri modelli di specchiera Thonet sono la la n. 9953 e la n. 9954. Ancora con il concetto della psiche e con la possibilità di specchiera da muro, risentono del gusto dello Jugendstil tedesco. Sono dell’inizio del 1905 e sono sempre fabbricate nella fabbrica di Bystřice pod Hostýnem.
Le specchiere Thonet n. 9953 e la n. 9954
Alla fine del 1904 iniziano a essere commercializzate le specchiere a muro utilizzando la sezione rettangolare. Sia la Gebrüder Thonet che, poi, la Jacob & Josef Kohn, ne costruiscono di diverse tipologie e dimensioni.
Su questo filone è la produzione di specchiere che nel 2015 riprende la Gebrüder Thonet Vienna (GTV) con la serie Eyeshine Mirrors di Anki Gneib, che gioca con la sezione tonda e ovali e circonferenze una dentro l’altra per creare effetti ottici molto particolari.
Perché specchiarsi ha sempre una sua magia e la linea curva anche in questa funzionalità d’uso ha saputo esprimere creatività, originalità e talento.
Eyeshine Mirrors di Anki Gneib per Wiener GTV Design
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