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In quel periodo i giornali e le stampe dell’epoca rappresentano l’uomo importante seduto alla scrivania del suo ufficio. È il luogo dove lavora, dove tiene i conti di casa, dove si dedica ai suoi studi e alle sue passioni.
Lo stesso Imperatore Francesco Giuseppe è spesso rappresentato alla sua scrivania dove le prime ore del mattino è solito lavorare.
Ma se di poltroncine abbiamo già avuto modo di parlare, manca ancora all’appello un arredo fondamentale per uno studio perfetto: lo scrittoio in legno curvato a vapore. E questo è l’argomento a cui voglio introdurvi in questo post, partendo dai più belli e rari a oggi conosciuti.
Thonet a Londra nel 1851
Non possiamo che partire dallo splendido scrittoio che oggi si trova al Museo della Gebrüder Thonet Vienna di Friedberg in Austria. Questo splendido esemplare viene costruito per l’Expo di Londra del 1851.
La sua costruzione è ancora in legno lamellare con l’inserimento di strisce in ottone che ne impreziosiscono la struttura. Alla mostra che ho curato nel 2005al Castello Sforzesco di Milano era l’arredo più prestigioso.
L’oggetto ha alcune caratteristiche che ritroveremo in alcuni modelli Thonet classici posteriori. Il piede ne è un esempio. Questo particolare sarà infatti ripreso negli attaccapanni, nelle étagère, nei letti, quindi non solo nei modelli di tavolo.
Il piano è riccamente decorato utilizzando essenze di legno diverse e lo stesso ottone.
Lo scrittoio Kohn modello n. 500/6 di Josef Hoffmann
La proposta di Kohn e la Secessione
I modelli della Jacob & Josef Kohn sono anch’essi rari, anche se non sono unici come il modello presentato a Londra dalla Thonet. Il modello che mi affascina di più è quello attribuito a Koloman Moser. A questo capolavoro abbiamo dedicato la copertina.
Un esemplare lo abbiamo visto qualche mese dall’Arch. Paolo Portoghesi, nella sua casa di Calcata.
Lo scrittoio modello n. 3134 viene progettato nel 1902 dall’artista austriaco, nello stesso anno presentato all’Esposizione delle Arti Decorative di Torino e inserito nel catalogo Kohn nel 1904. L’uso del compensato è elegante e calibrato nella dimensione dello scrittoio. Un piccolo vetro molato interrompe i pannelli nella parte centrale.
A Josef Hoffmann viene invece attribuito lo scrittoio modello n. 500/6. Il modello è meno elegante di quello esposto a Torino nel 1902 ma di grande modernità. Dieci fori quadrati (cinque sopra e cinque sotto) decorano le fiancate. Il cassetto non viene inglobato nel piano e, anzi, è un volume ben delineato.
Gli arredi Thonet della Postsparkasse di Vienna disegnati da Otto Wagner
E a questa sfida Thonet risponde
La risposta di Thonet non si fa attendere molto. Vincendo la gara per le forniture della Postsparkasse, l’azienda viennese inserisce a catalogo due tipologie di scrittoi, disegnati dallo studio di Otto Wagner.
I due modelli differiscono dall’avere o meno una mensola aggiuntiva e nei cassetti frontali. Vengono decorati con bottoni e piedi in alluminio come le famose poltrone.
Per qualche motivo a noi sconosciuto, entrano in catalogo dopo diversi anni rispetto alle poltrone. Sono segnalati nel Thonet Zentral Anzeiger nel 1911 e ancora nel 1914.
Da non dimenticare inoltre lo scrittoio di Marcel Kammerer che viene utilizzato all’Esposizione Imperiale di Earl’s Court a Londra nel 1906, fotografato su Das Interieur del 1910 accompagnato dalla poltroncina Thonet n. 6522.
Esposizione Imperiale di Earl’s Court a Londra nel 1906
Modello per signora
Ma nei primi anni c’è un altro scrittoio di particolare fattura nel catalogo Thonet in stile moderno. Si tratta dello scrittoio da signora modello n. 2. Prodotto dal 1904 riprende il disegno dall’ebanista italiano Carlo Zen che nel 1902 ne produsse uno in stile Liberty molto simile.
Riguardo al modello Thonet n. 2 ho avuto la fortuna di trovarne uno in un’asta online in un paese alle porte di Milano. La cifra in cui era proposto era veramente interessante ed ebbi la malaugurata idea di andare a ritirarlo con i miei tre figli che ai tempi erano molto piccoli. Ma soprattutto di avere detto loro quale fosse il suo valore.
Questi tre bambini mi fecero rischiare di perdere l’acquisto quando, sentito il prezzo che mi chiedevano, si misero a ridere. Ho dovuto prendere lo scrittoio e scappare come un ladro. Dopo averlo pagato ovviamente. Ah, beata ingenuità!
Lo scrittoio Thonet n.2 (a dx) che ricalca quello di Carlo Zen (a sin) in versione Liberty
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