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Ormai sapete come la penso: per un restauro Thonet a opera d’arte, testa, mani e cuore devono lavorare insieme. Dunque cominciamo a capire bene cosa stiamo maneggiando.
Siamo sicuramente in presenza di un originale Thonet. Il dondolo ha un evidente marchio sotto la seduta che toglie ogni dubbio ma noi vogliamo saperne di più. Partendo, come sempre, dai cataloghi d’epoca.
Il dondolo modello n. 10 appare per la prima volta tra i mobili per bambini nel poster-catalogo della Gebrüder Thonet nel 1869 per poi passare dal 1883 nella sezione per adulti.
Esattamente lo stesso, con altezza massima dello schienale di 80 cm. Misura strana: grande per un bambino e piccolo per un adulto.
La pagina del catalogo Thonet del 1904 e il nostro dondolo n. 10 da restaurare
Questo il motivo per cui dal 1904 viene ingrandito semplicemente applicandovi uno schienale più alto. Così l’altezza massima è di 95 cm; più confortevole e più adatto a un fruitore adulto.
A questo modello base vengono aggiunte tre varianti con diverse misure e inclinazioni per accontentare chi sul dondolo vuole riposare ma anche chi vuole leggere o conversare. Le stesse varianti del modello n.4, il cosiddetto “due cerchi” che Thonet e concorrenti usano spesso nelle pubblicità e nei manifesti. Come quello dell’Alloggi di Torino per intenderci.
Perché dunque tutta questa attenzione al n. 10 e soprattutto perché questa grandissima diffusione? Come sappiamo in una azienda importante come la Thonet nulla avviene per caso. Proviamo dunque a indagare.
La componente prezzo
Il modello n. 10 nella sua versione più piccola costa soltanto 20 corone,le sue tre varianti costano 21,23 e 25 corone. Questo nel 1904 quando il n. 4 va da 31 a 36 corone. Nella sua categoria, il nostro dondolo ha dunque il prezzo più basso ed è notevolmente più economico anche rispetto ad altri apparentemente molto simili.
Thonet propone il n. 4 come immagine su cui puntare ma, strategicamente, mette a catalogo un modello economico in ben quattro varianti che costa quasi la metà per non perdere la fascia più bassa del mercato, il modello n. 10 appunto.
Il dondolo per tutti: un’icona per l’arte, la grafica e il design. Il corrispettivo della democratica sedia n.14.
Ma alla base di questa scelta aziendale c’è la volontà di puntare sui numeri riducendo il margine oppure semplicemente costa meno produrlo?
Il fattore costo
Entriamo dunque un po’ sul tecnico: come mai il dondolo n.10 può costare così poco? Solo meno legno perché più piccolo? Ovviamente no.
Avendone smontati e rimontati decine, sono convinto che il basso costo sia attribuibile soprattutto alla semplicità di curvatura e di assemblaggio. La voluta del fianco è un unico pezzo che può essere curvato in una unica sessione come è evidente dalla cassaforma di cui vi abbiamo messo una foto.
Nessuna giunzione, nessuna sovrapposizione della nervature, nessuna chiusura con viti, colla o incastri nel formare la voluta. Un ricciolo unico che così com’è viene collocato all’interno del fianco soltanto con 8 viti di semplice applicazione. Un notevole risparmio di passaggi dunque di costi.
La semplicità vince e convince. Un enorme successo anche per i concorrenti che subito lo mettono a catalogo. Tutte, ma proprio tutte le aziende dell’epoca produttrici di faggio curvato propongono questo modello facendolo diventare una vera e propria icona. Per molti è addirittura il n. 1 del catalogo!
La variante Ventura Feliou
Poi ci sono le varianti. Un caso particolare: la versione prodotta dall’azienda spagnola Ventura Feliou. Nel suo n. 10 la “virgola” sciolta che conclude la voluta in Thonet prosegue invece fino ad arrivare a saldarsi al pattino inferiore.
Una curvatura più complessa ma un elemento distintivo formidabile che attraverso una opportuna pubblicità trasmette l’idea di una maggior solidità rispetto alle altre produzioni. Verità o strategia?
Tutte e due: se è pur vero che il fianco è più rigido nella direzione dello schiacciamento verticale dovuto al peso, è anche vero che nessuno dondolo ha mai problemi in questo senso.
Semmai il modello n. 10, soprattutto nelle versioni della Jacob & Josef Kohn dove gli spessori sono più ridotti, ha dei problemi nel mantenere verticali i due fianchi. Spesso si sbilancia da un lato e questo è un serio problema.
La Ventura Feliou ha dunque complicato il suo dondolo semplicemente come operazione promozionale e di differenziazione sul mercato. È anche questa una strategia.
La rottura nel punto debole del dondolo Thonet n. 10
Il punto debole
Ogni azienda e ogni modello ha comunque il suo punto debole, Thonet compresa. Il dondolo che sto sistemando ne è la prova.
Siamo di fronte alla variante più piccola, già però con lo schienale più alto. Questo dettaglio non è secondario visto che a parte qualche tarlo e qualche sbucciatura il problema più grosso è attribuibile proprio a questa peculiarità.
I 15 cm in più di altezza dello schienale, fermi restando i punti di aggancio ai fianchi della prima versione (più bassa) fanno molta più leva. Il telaio si sta spezzando proprio sopra l’ultima vite.
Volendo salvare l’impagliatura ho rimosso il legno spezzato fino a sfiorarne il bordo e dunque a sostituire con legno sano la parte esterna.
Vi è poi la tinta da “accompagnare” e qui la cosa si complica visto che il dondolo è imitazione palissandro, ottenuta tramite rigatura artificiale.
Le righe del palissandro
Lo abbiamo già visto quando abbiamo parlato delle tinte degli oggetti in legno curvato a vapore: tutti rigorosamente in legno di faggio. Vediamo ora però come rifare la rigatura su stuccature tasselli e interventi di restauro che male si amalgamano con il pezzo originale.
Queste righe sono sempre state un bel problema ma da qualche anno, dopo tanto provare, ho trovato lo strumento ideale. Avete presente quello strano becco con una rotellina che c’era dentro alla scatola del compasso e che chi ha meno di 50 anni non ha mai saputo cosa fosse?
Già proprio quello e un po’ di mano ferma e le linee vengono benissimo e possono essere lucidate. Non a caso si chiama “tiralinee”. Con un po’ di mestiere è perfetto!
Ecco, vi è piaciuta la storia del dondolo n. 10? Un’altra storia affascinante nel magico mondo dello stile Thonet. Ne avete già uno o lo state cercando? Contattateci è un modello molto diffuso ma molti sono recenti o addirittura nuovi e, a confronto con gli originali, non hanno né resistenza né fascino. Occhio dunque! Mai fidarsi (troppo) degli sconosciuti.
Elisa Furlan
3 Ottobre
La semplicità è spesso la chiave del successo: nel design, nell’architettura, nell’arte e nella vita!
… e ovviamente anche nei post!!!!
Alessandro Scordo
3 Ottobre
Grazie Elisa. Non è sempre facile calibrare il grado di dettaglio dei post; soprattutto quelli tecnici o di restauro. Il fatto che risultino semplici è per noi una bella conferma e ci dà molta soddisfazione.