Guardare le stelle in una grande città è particolarmente difficile e spesso scomodo. Con la testa all’insù, dopo un po’ di tempo, si rischia di finire a gambe all’aria. Meglio quindi stare seduti.
A Milano puoi guardarle, se non proprio comodo, sicuramente su sedute d’eccezione, almeno dal 1930. Dove? Al Civico Planetario “Ulrico Hoepli”, situato nei giardini di Porta Venezia.
Il planetario dei milanesi
È il più grande e antico planetario ancora funzionante nel nostro paese.
Nella ampia sala concentrica, occupata da arredi dall’andamento circolare, si trovano 374 robuste sedie Thonet girevoli, per permettere allo spettatore di guardare in ogni direzione a testa in su.
Nel 1930, grazie alla donazione di Ulrico Hoepli, l’architetto Piero Portaluppi segue il progetto e nell’arredo inserisce le sedute in legno curvato. L’incredibile è che sono ancora originali, almeno in buona parte.
Una soluzione ad-hoc
Il modello selezionato è la poltroncina da scrittoio modello n. 3 montata su un basamento in ferro. Le posizioni sono quindi fisse ma ogni spettatore può seguire l’andamento della Luna o delle stelle stando sempre seduto a una distanza corretta dai vicini e senza disturbare nessuno.
Evidentemente le poltroncine sono molto solide perché in questi quasi 90 anni sono passate milioni di persone, di ragazzi e bambini non certo attenti a trattare queste vecchie sedie con attenzione.
Non è la prima volta che ci capita di trovare in luoghi pubblici delle sedie d’epoca in legno curvato originali e ben funzionanti.
Due anni fa, al ristoro dei bagni nuovi di Bormio, ho notato che le sedie erano il modello n.18 della Jacob & Josef Kohn, con timbri ed etichette dei primi del ‘900. Giovanni ne ha preso in mano una e, sotto gli occhi un po’ perplessi degli avventori, l’ha ribaltata per controllare.
E infatti sono originalissime. Anche in questo caso, un utilizzo continuo, in presenza di umidità, per oltre 100 anni.
Contract d’epoca
La robustezza e la solidità della seduta sono in effetti un requisito fondamentale del mercato del contract, che rappresenta la chiave del grande successo dei mobili in stile Thonet. Si può addirittura dire che questo sia il primo linguaggio dell’epoca moderna nel campo dell’arredo.
A cavallo tra un canale di distribuzione e un segmento specifico di mercato, viene oggi definito come il servizio di fornitura su grandi progetti normalmente riferiti all’arredo di luoghi pubblici.
Hotel, caffè, ristoranti, teatri, locali in genere sono stati definiti dalla linea curva e ne hanno fatto crescere i volumi e le economie di scala.
Volumi che oggi sono irrealizzabili anche perché la varietà contemporanea di linguaggi e materiali non è confrontabile ad allora. Oggi è altrettanto impensabile realizzare un prodotto che possa durare 100 anni. Ecco un altro elemento di unicità e indubbio fascino dell’arredo in stile Thonet.
E voi cosa ne pensate? Esiste oggi una seduta così robusta e indistruttibile da riuscire a durare oltre un secolo? Provate a raccontarcelo nei commenti.
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