Portone che attraversi, storia che trovi
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Come spesso capita in molte città del nostro paese (Trieste inclusa), basta attraversare un portone per scoprire una storia inattesa.
Mai avrei pensato però che ancora una volta la linea curva del destino mi avrebbe portato a Thonet, riuscendo nuovamente a sorprendermi.
5.000 pali di fondazione, più di 7.000 mq di superficie coperta, un salone in tripla altezza di 365 mq su cui si affacciano gli sportelli al pubblico ancora oggi in uso. Questi i numeri del Palazzo delle Poste.
Iniziato nel 1891 e concluso in meno di quattro anni. Secondo al mondo solo a quello di New York. Ancora in servizio e in forma smagliante. Al piano terra segnalato da un pezzo dello scafo dell’Elettra, nave-laboratorio di Marconi, il Museo Postale e Telegrafico della Mitteleuropa.
Ma ecco cosa abbiamo scoperto in questa bella giornata d’estate.
Affinità di linee e comune sentire
Gli esterni del palazzo iniziano a dare subito dei riferimenti ai luoghi origine del legno curvato.
Le facciate esterne classiche e i tetti a cupole e mansarde ci portano immediatamente alla Ring Strasse di Vienna. La grande copertura vetrata del gigantesco vestibolo ci rimanda invece al Cristal Palace di Londra e agli edifici per l’Expo di Parigi del 1889.
Al museo: cassette postali, primitivi telegrafi, francobolli, libretti di risparmio e molti oggetti curiosi.
L’igiene è un punto importante. La foratrice per disinfettare la posta con i vapori di cloro per questioni igienico-sanitarie richiama la scelta della paglia di Vienna nelle sedie di Thonet in sostituzione degli imbottiti.
Molte le carte postali che mostrano lo sviluppo delle principali vie di comunicazioni stradali e ferroviarie fino all’apertura della tratta Vienna-Trieste nel 1857 che ha di fatto dato ai Thonet l’accesso ai mercati del Mediterraneo dell’Asia e delle Americhe.
La sorprendente sala dei telegrafi con le sedie Thonet n. 56
Ma la sorpresa è nelle foto
Esattamente, nelle foto delle sale telegrafi.
Il telegrafo è la prima grande invenzione per una comunicazione in tempo reale e vero antenato della posta elettronica. Alle poste di Trieste di fine ‘800 ne sono ritratti decine e decine.
Ai lunghi tavoli che ospitano gli strumenti, gli operatori al lavoro siedono su delle funzionalissime sedie Thonet modello n.56.
Modello nato nel 1885, è il primo esemplare di Thonet in cui lo schienale non è più il classico arco che ingloba anche le gambe posteriori ma è formato da due montanti collegati da un archetto.
Un tentativo di costruire un modello semplice, in sostanza una variante della n.18, utilizzando due pezzi più corti, meno costosi in materiale e anche nella realizzazione della cassaforma per la curvatura.
Sedile a trapezio per una seduta più profonda, schienale alto e ampio per un comodo appoggio della schiena, niente braccioli per non ostacolare il movimento delle braccia, arcanti di rinforzo tra seduta e schienale per rendere le sedia ancora più solida.
Questa la carta d’identità della sedia perfetta per l’ufficio individuata da Friedrich Setz. L’architetto viennese che conquista la stima dell’Imperatore Francesco Giuseppe al punto di diventare l’unico progettista degli edifici delle Poste Austro-Ungariche fino alla sua morte nel 1907 e che vede nel Palazzo delle Poste di Trieste il suo capolavoro.
La sedia Thonet n.56 e la pagina del Catalogo Thonet del 1903
Nuovi tavoli per i telegrafi ma le seggioline Thonet restano
Una scelta centrata che dura nel tempo
Sedie n.56 nella sala telegrafi ma anche nell’ufficio in cui viene fotografato il personale della sala stampa, in compagnia di un grande centralino e di un telefono primitivo. A questa foto suggestiva abbiamo dedicato la copertina.
Le stesse sedie n.56, anche quando tra il 1916 e il 1919 (l’effige dell’imperatore in fondo alla sala è quella di Carlo I) i vecchi tavoli per i telegrafi vengono sostituiti con altri più razionali e moderni.
Questa sappiamo essere la grande forza dello stile Thonet. Il design senza tempo che da 150 anni accosta gli stili più diversi rivelandosi sempre in una straordinaria modernità che resiste alle mode e sfugge alle barriere del tempo.
Al centro del museo una piccola e suggestiva ricostruzione ci restituisce l’atmosfera di un ufficio mitelleuropeo tra ‘800 e ‘900. Anche qui sedie in faggio curvato. Una delle tante varianti con il ventaglietto stile Jugendstil che entra nel repertorio Thonet con il modello n.121.
L’ufficio postale pieghevole da campo e lo sgabello Thonet di mio nonno
Museo della storia minuta
Molto interessante la sezione dedicata alla posta militare dove, di fronte all’ufficio postale pieghevole da campo, ho immaginato lo sgabello Thonet pieghevole di mio nonno. Faceva parte della sua dotazione a fine anni Venti nella Forestale, mi ha accompagnato spesso nei primi anni di università e ora fa parte degli oggetti Thonet che non venderei mai.
Come avrete capito mi è molto piaciuto questo portone. Mi è piaciuto il palazzo ma mi è piaciuto molto anche il museo dove tracce di una storia minuta (non minore) portano a comporre la grande storia che parla di commerci, di fasti imperiali, di guerre ma anche di persone.
Di quelle tante persone comuni che hanno consegnato alla storia una foto, una giacca da postino, uno strumento di lavoro. Oggetti che parlano di noi dei nostri nonni e delle nostre radici più mitteleuropee di quanto pensiamo, portando la grande storia dentro la nostra storia.
Allora cosa aspettate ad andar per portoni a Trieste? Se venite dal 28 Ottobre al 5 Novembre troverete anche noi alla fiera antiquaria Triesteantiqua. Anzi, ricordatevi che potete prenotare il vostro ingresso omaggio da noi.
Credetemi, un passaggio in questa splendida città vale sempre la pena.
MUSEO Postale e Telegrafico della Mitteleuropa
Trieste, Piazza Vittorio Veneto 1
Orari:
dal lunedì al venerdì dalle ore 9.00 alle 13.00
sabato dalle ore 9.00 alle 12.30
Ingresso gratuito. Visite guidate su prenotazione.
e.mail: SIMONCHI@posteitaliane.it
tel: 040-6764293/294
Ringraziamo le Poste Italiane per le foto che ci ha fornito e per l’aver realizzato e offerto al pubblico gratuitamente tutto questo. In particolare vogliamo ringraziare moltissimo la Dr.ssa Chiara Simon, che con la sua passione accompagna e alimenta la vita del Museo, aiutandoci a capire chi eravamo, chi siamo e un po’ anche dove andremo.
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