Ogni direttore ha diritto ad avere una stanza di tre moduli…una scrivania di legno color noce, tre poltrone rosse di cui una con le rotelle…(Luciano De Crescenzo)
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Così ci racconta nel suo libro “Zio cardellino”, che si svolge negli uffici dell’IBM.
Se è vero che le persone al lavoro si distinguono per le capacità e per le competenze, chi arriva in uffici che non conosce deve saper distinguere il livello di responsabilità del proprio interlocutore.
Difficile capirlo dal modo di vestire, abbastanza simile in grandi aziende istituzionali e pubbliche. Diverso è invece dal tipo di ufficio e di arredo che la persona utilizza durante le proprie ore di lavoro.
Insomma il mito della poltrona “in pelle umana” descritta da Fantozzi ha radici in una realtà ancora oggi viva in molte aziende, anche se sembra appartenere alla notte dei tempi.
Ed è proprio uno dei problemi che Otto Wagner si trova a dover indirizzare quando, all’inizio del ‘900, vince l’appalto per la costruzione e per l’arredo della sede della Postsparkasse.
Otto Wagner, profeta di Vienna
Un gigante nel senso artistico del termine, nella storia a cavallo tra l’800 e il ‘900, a Vienna. Per parlare di Otto Wagner e della sua architettura non basta certo un semplice post.
Alla sua scuola si sono formati i più grandi architetti/designer del tempo, coloro che hanno scritto la storia del design nel mondo dell’arredo tra cui Josef Hoffmann e il nostro Max Fabiani.
Per definirne brevemente la figura ci viene in aiuto la scrittrice e giornalista Bertha Zuckerkandl, che lo conosce bene e gli dedica uno dei capitoli del suo libro “La mia Austria”.
Lo descrive come un vero personaggio austriaco, epicureo, ottimista, rivoluzionario, scettico, uomo di mondo, diplomatico, al contempo un tipo impetuoso fino alla rozzezza. Ma soprattutto lo definisce un profeta. Perché Otto Wagner annunciò lo stile architettonico del ventesimo secolo.
In specifico poi, sulla Postsparkasse Bertha ci riferisce come Otto Wagner sia il primo ad avere l’idea di collocare la sala degli sportelli aperti al pubblico al centro dell’imponente edificio. È questo il cuore di una grande impresa che lavora al servizio alle persone.
E presto questa scelta diventa un prototipo che sarà poi imitato in tutto il mondo.
Interno della Postsparkasse, Vienna 1906
La poltroncina per gli uffici della Postsparkasse
Per le postazioni di lavoro negli uffici del suo edificio, Wagner riprende un modello di poltroncina che aveva già utilizzato nel 1902 per gli uffici dei telegrammi del giornale “Die Zeit”prodotto dalla ditta Jacob & Josef Kohn (in catalogo come modello n. 718).
Si tratta di una poltroncina che utilizza la costruzione e la forma (il movimento) della poltroncina n. 715 di Gustav Siegel, premiato a Parigi nel 1900.
L’analogia è sia nell’utilizzo dell’unica asta che costruisce le due gambe anteriori che nei braccioli e nello schienale.
La parte posteriore invece ha una costruzione diversa. Qui le aste sono due e vengono collegate nell’ufficio del 1902 da un rettangolo imbottito e, nella Postparkasse, da due traverse parallele. Nel catalogo Thonet viene inserita con come modello n. 6516.
La differenza è nei dettagli
Otto Wagner pensa a diverse finiture dello stesso modello a seconda dell’importanza nella gerarchia aziendale dell’impiegato o del funzionario che doveva utilizzarle.
Ne risultano 4 modelli:
⊗ Il modello più ricco, per il direttore generale e per il suo vice, è in finitura mogano con l’imbottitura in pelle scamosciata rossa, impreziosito da piedini in ottone.
⊗ Per i direttori dei vari reparti, i piedini sono in alluminio così come le lamine applicate sui braccioli. Qui la poltroncina è di colore grigio con la parte imbottita scamosciata in verde.
⊗ Le poltrone destinate alla biblioteca sono come quelle per i direttori di settore con l’unica differenza dei piedini in alluminio più alti e la seduta in legno.
⊗ Negli uffici minori le poltroncine non hanno parti metalliche o in ottone e risultano completamente in legno con le sedute in compensato.
Preventivi a confronto
Per la fornitura avevano partecipano le due più grandi aziende del settore: la Gebrüder Thonet e la Jacob & Josef Kohn. I loro preventivi sono ancora nell’archivio della Banca.
Entrambe le aziende viennesi offrono i diversi modelli con costi che vanno dalle 20 corone per la più semplice poltroncina in legno, alle 50 corone per il modello più lussuoso.
La Gebrüder Thonet introduce questi modelli in catalogo nel 1905 (Thonet Anzeiger n. 17) e nel 1911 (Thonet Anzeiger n. 31) . Oltre alle poltroncine, nel portafoglio di offerta appaiono anche gli altri arredi disegnati da Wagner, dallo sgabello alle sedie, fino alle librerie e agli scrittoi.
Nel 2002 in una perfetta riedizione la Gebrüder Thonet Vienna (GTV) ricomincerà a produrre la poltroncina in colore bianco e in colore nero nella versione originariamente destinata alla biblioteca e gli affiancherà le riedizioni dello sgabello e della libreria.
Una scelta per certi versi dovuta, a imperitura memoria di una storia destinata a lasciare il segno nei nostri occhi e nel nostro cuore.
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